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“Indossiamo la cultura”, il progetto di Google per digitalizzare 3.000 anni di moda

Si chiama “We wear culture”, “Indossiamo la cultura”: è il nuovo progetto legato alla moda di Google Arts&Cutlure, la piattaforma di Big G dedicata all’arte e alla digitalizzazione delle opere.
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A cura di Marco Paretti
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Si chiama "We wear culture", "Indossiamo la cultura": è il nuovo progetto di Google Arts&Cutlure, la piattaforma di Big G dedicata all'arte e alla digitalizzazione delle opere. Questa volta, però, non si parla di libro o dipinti, bensì di moda, costumi e storie legate alla loro realizzazione che compongono un quadro digitale comprensivo di circa 3.000 anni e 30.000 tra documenti, foto, video, mappe e percorsi tematici. Il risultato è un catalogo virtuale immenso in grado di raccogliere abiti, gioielli, ricami, accessori e personaggi legati alla moda, il tutto accessibile tramite computer o smartphone.

“Il vero vantaggio di questa operazione non è soltanto l’incredibile strumento divulgativo che rappresenta, ovvero il fatto che apre le porte di un museo e lo rende accessibile anche a chi non ci può entrare. La rivoluzione sta nel poter ammirare quello che non si riesce nemmeno a vedere in un museo" ha spiegato a D.Repubblica Kathrin Elisabeth Price, direttore del dipartimento digital del Victoria and Albert Museum di Londra. "La tecnologia e le riprese che abbiamo utilizzato permettono di studiare ricami e dettagli avvicinandosi agli oggetti come non può succedere, per esempio, con un abito dietro un vetro o con un oggetto in una teca”. È l'approccio già utilizzato da Google con i dipinti fotografati grazie alla tecnologia Gigapixel, in grado di consentire un livello di zoom mai visto prima.

Nel caso della moda, proprio come spesso accade con l'arte, queste collezioni risultano inoltre molto difficili da presentare perché di natura fragile e conservate spesso in cattive condizioni. Con We wear culture, invece, chiunque ha la possibilità di accedere non solo agli elementi più conosciuti, ma anche e soprattutto agli archivi mai esposti e altrimenti molto lontani dal pubblico. L'iniziativa, attualmente in fase di lancio, coinvolge anche diversi istituti italiani, come il Museo Salvatore Ferragamo, la Fondazione Gianfranco ferro, Palazzo Madama e il Museo della Calzatura di Villa Foscarini Rossi. Un approccio che nel corso dei prossimi mesi si amplierà fino a comprendere tutta o quasi la storia della moda fino ad oggi, consentendo a studiosi o creativi di cercare e visualizzare ogni dettaglio di abiti, ricami e drappeggi in maniera semplice, immediata e accompagnata da un racconto dinamico in grado di contestualizzare ogni singolo elemento.

“Noi per primi ci siamo posti il problema di una multinazionale privata che si occupa di cultura in un modo così profondo e rivoluzionario” continua Olivier Gabet di Les Arts Decoratifs. “Devo essere sincero: quattro anni fa, quando Google è arrivata da noi con questo progetto, c’era un Ministro della Cultura poco favorevole all’operazione: non voleva ci aprissimo a una multinazionale. Qualche anno dopo abbiamo iniziato a collaborare per attirare nuovi visitatori e le iniziative hanno funzionato molto bene. Questo ci ha convinti a proseguire. A mio parere, è arrivato il momento di rompere le regole, di andare oltre i cliché di quello che abbiamo imparato e di condividere il più possibile il nostro patrimonio culturale. È il principio di una nuova forma di conoscenza. Qualcosa che cambierà molto non solo la moda, ma la cultura in generale”.

we wear culture

Accedere al progetto Indossiamo la cultura è semplice: basta collegarsi al sito dedicato e cominciare ad esplorare le varie sezioni tematiche, tra cui quelle dedicate alle Icone, ai Movimenti e al Dietro le Quinte della realizzazione degli abiti. Ma non solo, perché la pagina del progetto propone anche video di youtuber dedicati alla moda, racconti interattivi e filmati in realtà virtuale registrati all'interno di alcuni dei più importanti luoghi legati alla moda, come il Costume Institute del Metropolitan Museum of Art e il Victoria & Albert Museum.

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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