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Instagram non è più un’app fotografica (lo dice il social)

Il chiarimento è stato fatto in un videomessaggio pubblicato su Twitter, nel quale il numero uno dell’app ha voluto spiegare quali saranno le priorità sulle quali si concentreranno gli sviluppatori nel prossimo periodo. Tra queste, ci sono funzionalità copiate da TikTok e da app di intrattenimento, ecommerce e messaggistica.
A cura di Lorenzo Longhitano
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Pensando a Instagram alcuni utenti immaginano ancora un social in cui si condividono panorami e autoscatti attraverso fotografie, spesso scattate nel formato quadrato che ha debuttato con l'app. Ormai è chiaro a tutti che le cose non stanno più così, eppure l'ammissione di Adam Mosseri – responsabile ultimo dello sviluppo della piattaforma – è destinata a fare discutere: "Instagram non è più un'app di condivisione fotografica". Il chiarimento è stato fatto in un videomessaggio pubblicato su Twitter, nel quale il numero uno di Instagram ha voluto spiegare quali saranno le priorità sulle quali si concentreranno gli sviluppatori dell'app nel prossimo periodo.

Il percorso di trasformazione di Instagram in realtà è iniziato fin da quando il gruppo Facebook ci ha messo le mani sopra. Ai tempi l'app non generava introiti ed è stata ben presto dotata di annunci pubblicitari al suo interno, ma da allora il cammino per trasformarla in una fonte di guadagni non si è mai più interrotto. Prossimamente – ha dichiarato Mosseri – gli sviluppatori di Instagram si concentreranno a rifinire l'esperienza sotto gli aspetti delle funzionalità per i creator di contenuti, dei video, dello shopping e della messaggistica. Instagram in sostanza si trasformerà in qualcosa di completamente diverso rispetto a quando è nato: in pochi del resto – la prima volta che hanno scaricato l'app – l'hanno fatto per scambiarsi messaggi privati con gli amici, per fare acquisti online o per pubblicare o guardare video.

Instagram, app condannata al cambiamento

Le ricerche svolte sull'utilizzo – ha affermato Mosseri – mostrano che gli utenti apprezzano sempre di più aspetti dell'app che all'inizio non erano neppure previsti, e così gli sviluppatori vi si concentreranno maggiormente anche a costo di snaturarla. I piani alti del gruppo Facebook in effetti avrebbero potuto decidere di mantenere Instagram fedele al suo scopo originale – magari a costo di una crescita meno rapida o perfino di un sorpasso da parte di altre piattaforme – e di realizzare un'altra app che venisse incontro alle nuove tendenze in fatto di tempo speso online. Il motivo per cui la multinazionale non può realisticamente fare nulla del genere è semplice: senza il numero di utenti dai quali parte Instagram, qualunque progetto di questo tipo è destinato a fallire.

È la lamentela che muovono al gruppo Facebook tutti i suoi rivali, che non per niente accusano la multinazionale di avere messo in piedi un monopolio: qualunque social o piattaforma, per quanto promettente, attira utenti solo se ha già altri utenti. L'eccezione la fanno solo fenomeni sporadici, che non per niente il gruppo si affretta a copiare spudoratamente o acquisire (a partire dalla stessa Instagram, frutto di una acquisizione): è accaduto con Snapchat per i video in verticale, con TikTok per le clip brevi, con Clubhouse per le chat audio, e ora con Substack per le newsletter.

Che l'impero di Mark Zuckerberg si stesse orientando su messaggistica privata ed ecommerce era chiaro anche da prima che lo ammettesse il fondatore, ormai mesi fa: Instagram non sarà che uno dei mezzi che permetteranno all'azienda di raggiungere l'obbiettivo, con buona pace di chi la riteneva ancora un'app di condivisione di foto e video.

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