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Instagram sta eliminando i filtri che promuovono la chirurgia estetica

Dal social netwofk fotografico stanno scomparendo i filtri in realtà aumentata legati al concetto di chirurgia estetica. Niente più botulino e lifting virtuali, che secondo Instagram contribuiscono a peggiorare l’esperienza d’uso degli utenti condizionandoli ad adeguarsi a canoni estetici artificiali.
A cura di Lorenzo Longhitano
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Tra i contenuti ospitati su Instagram che potrebbero violarne le regole non ci sono più solamente post, foto, video e hashtag: da quando la piattaforma ha permesso ai suoi utenti di creare e diffondere i loro filtri fotografici in realtà aumentata, i moderatori hanno un'altra potenziale fonte di violazioni da tenere sotto controllo. Lo dimostra il caso di queste ore: il social ha iniziato a eliminare dai filtri disponibili tutti quelli che modificano i volti con modalità simili a quelle di un ritocco di chirurgia estetica. A riportarlo sono stati inizialmente gli utenti del social, ma la conferma è arrivata anche da Facebook, stando alla quale da ora in poi non sarà possibile caricare online nuovi filtri associabili al concetto di chirurgia plastica, mentre quelli già presenti nella galleria saranno rimossi automaticamente o dietro segnalazione.

Il cambiamento è stato apportato affinché i filtri rimangano "un'esperienza positiva per gli utenti", ed effettivamente non è la prima modifica al regolamento di Instagram a toccare questi temi: soltanto poche settimane fa il social aveva bandito i contenuti promozionali relativi a diete e chirurgia estetica, per impedire che gli utenti si sentano condizionati ad adeguarsi a canoni estetici artificiali. Far rispettare gli stessi criteri anche nei filtri ha dunque un certo senso: da tempo infatti medici e chirurghi plastici denunciano un numero sempre maggiore di utenti che desidera ritocchi estetici per assomigliare il più possibile a canoni di bellezza ritoccati dai filtri dei social; rimuovere quelli che iniettano botulino virtuale o proiettano lifting sul volto degli utenti è il minimo che si possa fare per porre un argine al fenomeno, anche se il problema della dismorfofobia causata dai social è di portata ben più ampia e richiederebbe un approccio più drastico.

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