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La scarsa diffusione della banda larga in Europa rallenta la crescita

La Commissione europea ha diffuso i dati sullo sviluppo delle reti di banda ultra larga nei paesi membri dell’UE; solo il 20% del budget complessivo dei fondi stanziati è stato usato, ma il dato si riferisce a fine 2009 e la situazione potrebbe essere migliorata.
A cura di Vito Lopriore
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La commissione europea sta mettendo in atto iniziative per rendere disponibili le nuove tecnologie a tutti i cittadini dell’Unione Europea, in modo da poter contare anche sullo sviluppo aziendale, professionale e della crescita civile della società europea. Le nuove tecnologie rappresentano una risorsa per i cittadini di informarsi, comunicare (sui social network), inventare progetti nuovi (attraverso le piattaforme open source). Questo, spesso, va contro le esigenze dei singoli stati, i cui governi sono più attenti alle necessità economiche e politiche interne che ad un ampio sguardo comune verso il futuro, come l’isituzione dell’Europa Unita auspica.

I dati rilasciati dal direttore della DG Regio della Commissione europea, Rudolf Niessler, durante l’evento Every European Digital, non sono confortanti in questo senso: solo 418 milioni, dei 2,3 miliardi complessivi stanziati per favorire la diffusione della banda larga nei paesi comunitari, sono stati effettivamente usati, denuncia. La Commissione europea ha stanziato questi fondi per la realizzazione di accesso della banda larga in Europa, ma ciò non ha trovato i giusti canali di ascolto.

Rispetto al budget generale relativo alla diffusione della banda larga, solo il 20 % è stato assegnato, Niessler ha aggiunto “non è accettabile non riuscire a sfruttare i fondi stanziati". La Gran Bretagna ha investito quasi l’80% del suo budget, circa 91 milioni di euro, sulla stessa linea ci sono stati come la Lettonia e l’Irlanda; negativi la Polonia, solo l’1%, e anche l'Italia soffre molte controversie per lo sviluppo delle nuove reti in fibra ottica, viste le difficoltà di trovare accordi tra Telecom Italia, altri operatori, il governo (rappresentato dal ministro dello Sviluppo economico Romani, che nell’ultimo periodo ha avuto diversi incontro con i vari player per avviare la costruzione condivisa delle infrastrutture) e l’AgCom, l’organo di vigilanza che dovrebbe varare le norme. I fondi europei potrebbero essere un incentivo a velocizzare la riduzione del cosidetto digital divide.

Il garante delle Comunicazioni ha dichiarato “Senza la banda larga l’Italia è sull’orlo della retrocessione in serie B e la percentuale di abitazioni connesse (fisso e mobile) è inferiore al 50%, a fronte di una media europea del 61%”. A rischio c’è la crescita del paese", anche se Bernabè ha replicato che l’iper regolamentazione frena i progetti di crescita.

I dati sui fondi europei effettivamente utilizzati si riferiscono alla fine del 2009, dunque la situazione potrebbe essere migliorata; Herald Gruber, consulente per la Banca europea per gli investimenti (BEI), valiutando i progetti per la banda larga ha detto “C'è una mancanza di business case convincenti, soprattutto al di fuori delle città".

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