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L’eG8 di Sarkozy: dove vuole andare a parare?

Al via l’eG8 voluto da Nicolas Sarkozy, ma ancora non si comprende quali saranno i contenuti del summit.
A cura di Anna Coluccino
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SarkozyInternet

Ed eccoci qui. Alla probabile conferma di molti dei timori precedentemente espressi in merito al G8 di Internet voluto da Nicolas Sarkozy.

Eppure, nonostante il fondato sospetto che questo eG8 non sia altro che una mossa sarkoziana che mira ad ottenere l'avallo interazionale alle contestatissime scelte avanzate in Francia dallo stesso premier, non vogliamo vestirci di pregiudizio e, per tanto, continuiamo ad offrire al presidente francese il beneficio del dubbio.

Dopo aver affermato -qualche mese fa- di voler "civilizzare il web", oggi Sarkozy apre i lavori del G8 parlando al gotha del web riunito: "Voi avete cambiato il mondo come hanno fatto Colombo e Galileo, Newton ed Edison. Questa rivoluzione assoluta è irrimediabilmente globale. È una cosa del tutto unica nella storia, questa rivoluzione non appartiene a nessuno, non ha bandiera né slogan, è un bene comune. È stata realizzata senza violenza, da una combinazione miracolosa della scienza e della cultura".

Tutto sommato si tratta di parole in gran parte condivisibili ma che, purtroppo, non rappresentano la totalità del discorso dell'inquilino dell'Eliseo che non ha potuto far a meno di pronunciare l'immancabile "ma".

I popoli dei paesi arabi hanno mostrato al mondo che Internet non appartiene agli Stati, l'opinione internazionale ha potuto constatare che Internet è diventato un mezzo di potenza inaudita per la libertà d'espressione.

Ma non lasciamo che la vostra rivoluzione serva a veicolare il male, senza ostacoli, né ritegno. Non lo facciamo diventare uno strumento nelle mani di coloro che vogliono attentare alla nostra sicurezza. Non lasciamo che la rivoluzione che voi avete lanciato possa attentare al diritto di ciascuno a una vita privata e in piena autonomia.

Anche in questo caso, potremmo prendere per buone queste perplessità e ammettere che sì, la rete solleva delle questioni problematiche a cui è necessario fornire una risposta, ma abbiamo come l'impressione che le risposte che verranno fuori da questo G8 saranno quelle sbagliate.

Prendiamo, infatti, un'altra delle dichiarazioni che il presidente francese ha rilasciato durante il suo discorso d'apertura: "C’è una contraddizione straordinaria nel dire che Internet abolisce le frontiere ma poi continuare a fare come se le regole potessero essere solo nazionali".

Ora, per chi conosce i più celebri leitmotiv di Sarkozy, quest'affermazione non preannuncia nulla di buono. E sembra quasi confermare che la principale intenzione del summit che si terrà il 27 e il 28 maggio a Deauville (e di cui questo eG8 non è che un evento preparatorio) sarà quella di restringere, più o meno pesantemente, la libertà della rete, rendendola quanto più simile possibile agli altri media e (in particolare) al mezzo televisivo: controllabile, governata da pochi, identificabili individui, filtrata, gestibile.

Tra i temi più cari all'inquilino dell'Eliseo, infatti, spiccano due questioni fondamentali: il Copyright e la Privacy.

Quelli tra voi che avranno già sentito parlare della legge Hadopi (promulgata dal governo francese e a cui hanno fatto seguito fiumi di polemiche in patria) sono autorizzati a cominciare a preoccuparsi.

Possiamo assicurarvi, infatti, che se dal G8 dovesse malauguratamente arrivare l'indicazione di estendere quel modello legislativo a livello internazionale, il Web si solleverebbe in una sommossa popolare. Parliamo, infatti, di una legge che prevede la disconnessione forzata per chiunque scarichi illegalmente materiale coperto da copyright, peccato che il concetto di "materiali illegali" vari da paese a paese e, in molti casi, è illegale qualunque cosa non sia allineata al volere dei governanti.

Per quel che riguarda la Privacy, invece, le preoccupazioni di Sarkozy sembrano tendenzialmente condivisibili e attengono la preoccupazione che, con il configurarsi di posizioni monopolistiche all'interno del web, gli utenti Internet possano essere spiati senza alcuna possibilità di controllare il livello della loro esposizione, trovandosi alla mercé dei grandi colossi commerciali.

Il grande problema di questo eG8, però, è che al di là di qualche vaga e sparuta dichiarazione e dell'interpretazione che se ne può dare, si è fatto un gran parlare di "nomi"e ben poco di "sostanza". Sappiamo che ci saranno Eric Schmidt (Google), Neelie Kroes (commissario per l'Agenda Digitale europea), Andrew Mason (Groupon), Sheryl Sandberg (Facebook), il fondatore di Wikipedia Jimmy Wales, Niklas Zennström (Kazaa e Skype), Sean Parker, fondatore di Napster, Jeff Jarvis, Andrew Keen, Arthur Sulzberger (direttore del New York Times) e molti altri… E sappiamo anche che Mar Zuckerberg farà la relazione conclusiva; ma non sappiamo nulla -o quasi- in merito ai contenuti di si intende riempire questo eG8.

La domanda che vorremmo rivolgere a questi giottìni è molto semplice: il focus sarà puntato (come ci piacerebbe) sulla questione del digital divide e sulla messa in campo di idee capaci di rendere davvero Internet un diritto inalienabile dell'essere umano, o (come temiamo) sulla restrizione delle libertà di ciascun utente e e sul voler garantire introiti economici agli stessi colossi che -fino ad oggi- hanno vissuto alle spalle degli artisti senza saper adattare il proprio business al mondo contemporaneo?

Nonostante gli sforzi, non siamo riusciti a capirlo. Ci riproveremo in questi giorni.

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