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Covid 19

Perché non dovresti mai disattivare Immuni (anche se l’app permette di farlo)

Una nuova nota apparsa all’interno dell’app in una delle ultime versioni ammette che per il personale sanitario può avere senso disattivare temporaneamente il tracciamento dell’app quando si trova al lavoro. Ecco il motivo, e perché gli altri cittadini non dovrebbero approfittare della stessa funzione.
A cura di Lorenzo Longhitano
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Nella giornata di oggi, lunedì 15 giugno, l'app Immuni è stata finalmente attivata in tutta Italia: questo vuol dire che chiunque abbia già scaricato il software o lo stia per fare a partire da oggi sarà avvisato nel caso abbia incrociato un contatto positivo a Covid-19 in possesso dell'applicazione. In questi primi giorni di utilizzo e affinamento della piattaforma però non mancheranno discussioni su aspetti particolari del funzionamento dell'app, come l'opzione che permette di disattivare il servizio per alcune categorie di utenti come gli operatori sanitari a contatto con pazienti Covid-19.

La nuova nota degli sviluppatori

La funzione per disattivare il tracciamento dei contatti di Immuni in realtà può essere utilizzata da tutti: si tratta di un semplice interruttore presente all'interno dell'app che revoca al sistema operativo il permesso di utilizzare il bluetooth low energy per comunicare con gli altri telefoni nelle vicinanze. Nelle ultime versioni del software però gli sviluppatori hanno deciso di spiegare che l'opzione andrebbe utilizzata soltanto da categorie particolari.

"In certi casi può aver senso disattivare temporaneamente le notifiche di esposizione, ad esempio se sei un operatore sanitario a contatto con pazienti Covid-19 e desideri disattivare l'app mentre sei al lavoro", recita la descrizione della funzione. "Per proteggere la tua salute e quella dei tuoi cari — continuano gli sviluppatori — disattiva il servizio solo se necessario e riattivalo appena puoi".

Cosa sono i falsi contatti

L'aggiunta segue alle polemiche scaturite dalla notizia della richiesta da parte della Regione Marche ai suoi operatori sanitari, di spegnere Immuni all'interno degli ospedali per evitare le segnalazioni di "falsi contatti". La tecnologia alla base di Immuni in effetti utilizza il raggio d'azione del bluetooth dei telefoni per simulare quello del coronavirus, con una differenza: le onde elettromagnetiche delle connessioni senza fili possono oltrepassare murature sottili o porose, e registrare così contatti anche tra persone che in realtà non si sono neppure incrociate.

Se tra questi falsi contatti qualcuno dovesse risultare positivo a Covid-19, verrebbero dunque notificate anche persone che in realtà non hanno mai corso rischi; è facile immaginare come in un ospedale una situazione simile possa presto sfuggire al controllo, soprattutto per gli operatori sanitari che potenzialmente hanno un rischio più elevato di venire a contatto con nuovi casi.

L'eccezione

D'altro canto medici e infermieri dispongono di tutte le precauzioni per prevenire il contagio anche in presenza di infetti, o almeno così dovrebbe essere: mascherine Ffp2 e Ffp3 — insieme a guanti e protezioni per gli occhi — quando presenti garantiscono al personale una adeguata protezione da Covid-19, motivo per cui gli sviluppatori hanno ora previsto che questa categoria possa disattivare il tracciamento interno all'app.

Si tratta chiaramente di un'eccezione, un compromesso imposto dal funzionamento della tecnologia bluetooth che altrimenti rischia di sovraccaricare il sistema con false segnalazioni (alle quali dovrebbero seguitare centinaia o migliaia di tamponi di conferma inutili); resta comunque un compromesso pericoloso, perché al di là delle protezioni fornite al personale medico le strutture sanitarie finora si sono dimostrate tra gli ambienti in cui è neecssario un monitoraggio più intenso. A maggior ragione, per il resto dei cittadini è importante tenere sempre attiva l'app, anche quando ci si reca in ospedale o in ambulatorio per una visita.

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