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Trump vince le elezioni, gli investitori della Silicon Valley: “Finanzieremo la secessione”

In seguito alla vittoria del candidato repubblicano, la Silicon Valley, notoriamente anti-Trump, sta riversando sui social la delusione per i risultati delle elezioni, arrivando persino a proporre la secessione della California.
A cura di Marco Paretti
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Donald Trump è il nuovo Presidente degli Stati Uniti d'America. Nel corso degli ultimi mesi l'ascesa del magnate americano alla Casa Bianca ha creato una forte ondata di polemiche da parte della Silicon Valley, notoriamente e quasi totalmente schierata contro il candidato repubblicano. Tanto da aver finanziato con diverse decine di milioni di dollari la campagna della Clinton, come nel caso del co-fondatore di Facebook Dustin Moskovitz e la sua donazione di 35 milioni di dollari. Ora, in seguito alla vittoria di Trump, gli stessi investitori stanno inevitabilmente riversando sui social la loro delusione, arrivando persino a proporre la secessione della California.

La vittoria di Trump è sicuramente antitetica alla cultura della Silicon Valley, che basa se stessa sulla meritocrazia, l'apertura e la razionalità. Inoltre, molti investitori e CEO hanno un chiaro problema con le idee e i modi di approcciarsi di Trump. Per questo la risposta della Silicon Valley è stata immediata e dura: se vince Trump la California deve lasciare l'unione. La pensano così, per esempio, Shervin Peshivar e Dave Morin, finanziatori di realtà come Uber, Airbnb e Slack. "Se vince Trump annuncerò e finanzierò una legittima campagna per la secessione della California" ha scritto Peshivar sul suo profilo Twitter, dando il via ad un'ondata di tweet contro il candidato repubblicano.

"Come sesta economia mondiale, motore economico di una nazione e fornitore di una grande percentuale del budget federale, la California ha un notevole peso" ha continuato. "Dobbiamo avere un serio dialogo nazionale sulla cultura, i valori e il razzismo che la campagna di Trump ha esposto". A sostenere Peshivar nella proposta è stato Dave Morin, che in risposta ha twittato: "Stavo letteralmente per scriverlo. Ci sto e ti sosterrò in questa cosa". È altrettanto vero che la secessione di uno stato dall'unione è un argomento decisamente spinoso e probabilmente fuori dalla portata di due investitori della Silicon Valley.

Sulla possibilità o meno di attuare una manovra del genere ha indagato la testata americana BuzzFeed, che come risposta ha fornito un vago "forse". Come si legge nell'articolo, l'ex giudice della Corte suprema Antonin Scalia avrebbe spiegato che un distacco di questo tipo non è possibile perché la costituzione non prevede il diritto di secessione e il ruolo delle due parti nel processo sarebbe comunque poco chiaro. Il professore di legge Eugene Volokh, però, pensa che le proposte di Peshivar possano avere un fondamento di attuabilità. "Se nel 2065 Alaska, California, Hawaii o Texas, solo per citarne alcuni, dovessero decidere di rivendicare il diritto di secessione" ha spiegato Volokh. "L'argomentazione secondo la quale la costituzione proibisce questo diritto avrebbe lo stesso peso che gli americani del 2065 sceglieranno di dargli. Quindi molto poco".

Peraltro non tutta la Silicon Valley si è schierata dalla parte della Clinton. Sebbene la maggior parte si sia rivelata favorevole all'elezione della candidata democratica, alcuni investitori e CEO hanno sostenuto più o meno pubblicamente la campagna di Trump. Tra questi troviamo Peter Thiel, co-fondatore di PayPal e uno dei primi investitori di Facebook, che negli ultimi anni ha foraggiato nell'ombra una battaglia legale che ha portato alla chiusura della testata Gawker.com e alla donazione di 1,25 milioni di dollari alla causa Trump. L'imprenditore ha persino partecipato alla convention repubblicana, durante la quale ha supportato il repubblicano con un intervento sull'abbassamento degli stipendi e sulla necessità "di aggiustare il paese". Proprio sulle scelte di Thiel Pishevar ha pubblicato un post ironico: "A quanto pare non era Thiel quello che remava contro l'opinione pubblica".

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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