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1 americano su 2 è già stato “schedato” dai sistemi di riconoscimento facciale

Metà degli adulti americani sono già stati schedati da qualche network di riconoscimento facciale accessibile alle autorità. Lo svela uno studio condotto dal Center on Privacy and Technology di Georgetown e basato su ricerche durate oltre un anno.
A cura di Marco Paretti
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Metà degli adulti americani sono già stati schedati da qualche network di riconoscimento facciale accessibile alle autorità. Lo svela uno studio condotto dal Center on Privacy and Technology di Georgetown e basato su ricerche durate oltre un anno sulle richieste da parte della agenzie federali relative ai database di volti attualmente esistenti. La ricerca ha svelato una situazione frammentata che consente alle autorità di accedere ad informazioni personali sfruttando la caotica legislazione che dovrebbe regolamentare questo tipo di procedura investigativa.

"Osservando ciò che abbiamo scoperto, non sono presenti leggi che regolino la tecnologia di riconoscimento facciale" ha spiegato Clare Garvie, uno dei ricercatori coinvolti nello studio. "Quindi ci siamo affidati alle agenzie che la utilizzano per le indagini, scoprendo che molti sistemi non hanno una politica di utilizzo". In breve, le autorità possono accedere ad un enorme database di volti sfruttando un software per il riconoscimento facciale senza troppi problemi. Una situazione in gran parte consentita dal fatto che almeno 26 stati condividono il database relativo alle patenti con l'FBI, la polizia statale e altre agenzie governative.

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Inoltre, le autorità possono accedere alle foto segnaletiche, che molti stati non cancellano nemmeno se il sospettato viene dichiarato innocente. Il risultato è che i volti di metà della popolazione americana risultano schedati e accessibili ai sistemi di riconoscimento facciale, disponibili a più di un'agenzia governativa su quattro. Alcune di queste possono persino riconoscere i volti presenti all'interno di un video confrontandoli con un database di fotografie. Come in un film, quindi, ma nella vita reale. Che però necessita di regolamentazioni per evitare di diventare un pasticcio per la privacy.

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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