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Banda Larga, ecco il piano di azione che vale 12 miliardi di euro

Il piano per la Banda Larga annunciato dal premier Renzi rappresenta il primo grande piano di intervento mai realizzato nel nostro paese. Dei 12 miliardi investiti, 7 sono pubblici e 5 privati. Obiettivo è portare la connessione oltre i 100 Mbps al 50% della popolazione entro i prossimi cinque anni. E, inoltre, portare la connessione a 30 Mbps al 100% della popolazione.
A cura di Francesco Russo
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Il piano per la Banda Larga annunciato ieri dal premier Matteo Renzi si annuncia ambizioso e lo dimostra anche il valore del progetto di 12 miliardi di euro, mai nel nostro paese si era avanzato un progetto così corposo. Dei 12 miliardi, 7 saranno investiti dal pubblico e 5 saranno investiti dal settore privato. E la quota immediatamente disponibile è di 2,2 miliardi di euro, già stanziati dal CIPE, che saranno utilizzati da subito, infatti i primi interventi partiranno dal prossimo autunno. Si tratta di un piano di potenziamento della Banda Larga che punta a portare la connessione oltre i 100 Mbps al 50% della popolazione entro i prossimi cinque anni. E, inoltre, portare la connessione a 30 Mbps al 100% della popolazione.

Il piano per la Banda Larga del governo

Con lo sblocco delle risorse il governo mette in atto un piano da 12 miliardi di euro per potenziare la Banda Larga in Italia. Dei 12 miliardi, 7 sono pubblici e 5 arrivano dal settore privato. Grazie alla delibera del CIPE, i soldi immediatamente disponibili per i primi interventi sono 2,2 miliardi. Una successiva delibera potrà poi rendere disponibili altri "1,3 miliardi di euro sul Fondo sviluppo e coesione e ulteriori 1,4 miliardi potranno essere conferiti al Piano con successivi provvedimenti normativi, per un volume complessivo di risorse pari a 4,9 miliardi".

La quota di 2,2 miliardi permetterà già dal prossimo autunno di aprire cantieri in 6.800 comuni e perseguire l'obiettivo fissato per il 2020 di poter intervenire nelle zone ancora scoperte del nostro paese, quelle zone in cui gli operatori privati non avevano avuto fino a questo momento grandi convenienze ad investire. Situazione diversa adesso, visti gli inventivi messi in campo.

Le zone su cui si interverrà prima sono quelle "C e D", ossia quelle zone del territorio in cui sono necessari incentivi da parte del pubblico per consentire ai privati di investire. Come ricorda la stessa delibera. queste sono zone in cui vive il 35% della popolazione italiana. All'interno di questo piano un ruolo importante sarà giocato da Enel che avrà il compito di portare la fibra ottica in 33 milioni di contatori su tutto il territorio nazionale.

I passaggi successivi del piano prevedono il completamento della banda larga a 100 Mbps nei comuni e nelle città più grandi. Sono queste le zone denominate "A e B", ossia quelle zone dell'Italia in cui vive circa il 65% della popolazione italiana. Questo passaggio prevede l'investimento di 1,3 miliardi di euro che derivano dai 2,7 miliardi a disposizione. Le zone A e B sono quindi quelle zone in cui gli operatori privati sono già presenti grazie a forme di collaborazione con il pubblico. E' la strategia presentata dal premier Matteo Renzi quando ha affermato che "il privato, dove l'operazione sta in piedi da sola e si tiene, non ha problemi a intervenire ma dove non rende e ha più difficoltà a investire interveniamo noi. Partiamo dalle zone nere, a fallimento di mercato".

Obiettivo resta quello di portare, entro i prossimi cinque anni, la connessione superiore a 100 mega al 50% della popolazione italiana, una copertura per le reti ultraveloci di oltre 100 mega fino all’85% della popolazione e la garanzia di portare la connessione a 30 Mbps al 100% della popolazione.

La situazione attuale della banda larga in Italia

Sulla base dei dati del Ministero dello Sviluppo Economico per quanto riguarda la banda larga nel nostro paese, si parla quindi di connessioni superiori ai 2 Mbps, il nostro paese, se paragonato ad altri paesi europei, risulta ancora molto arretrato. Se parliamo quindi di copertura ADSL notiamo che ci sono regioni al Sud, come la Puglia o la Campania, ma anche la Sicilia, che hanno un tasso di copertura che va dal 90 al 95%. La percentuale di digital divide, ossia di connessioni inferiori ai 2 mega va da 1% al 3,4% (della Campania). Sempre restando al Sud, la Calabria è comunque la regione italiana con la più bassa copertura (82%) e con un digital divide del 10.9%. Peggio fa solo il Molise con una copertura ADSL del 68% e un digital divide del 18,7%. Il Lazio ha una copertura del 95%.

Al Nord la Lombardia è la regione che fa registrare il più alto tasso con il 97%, mentre sono buoni i dati di Emilia Romagna, Liguria e Marche, dall'89% al 91%.

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