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Facebook, gli utenti si “suicidano”: privacy a rischio la prima causa

Il Prof. Stefan Stieger dell’Università di Vienna ha analizzato le ragioni che spingono al “suicidio dell’identità virtuale”. La privacy a rischio è il primo motivo, quali gli altri?
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Si parla di "suicidio della propria identità virtuale": dall'Università di Vienna arriva l'allarme abbandoni dei profili social attraverso i risultati di un'indagine condotta su un campione di 600 intervistati. Le principali cause lamentate dagli intervistati sono: tutela della privacy insufficiente (48%), rischio dipendenza dal social network (6%) e troppa pressione subita dalla rete di amici in connessione (12%), perdita d'interesse per il sito per via di contenuti troppo superficiali (13&).

Già all'inizio dell'anno si era parlato di un calo di utenti significativo per il più "affollato" social, Facebook. 9 milioni di utenti mensili in meno negli USA e 2 milioni in Gran Bretagna i dati allarmanti diffusi da SocialBakers nel mese di aprile. I dati – ricavati dalle API di Facebook – vanno interpretati opportunamente, in quanto non accedere per un mese al sito (il lasso di tempo monitorato per gli utenti campionati) non significa averlo abbandonato definitivamente.

Lo psicologo Stefan Stieger attribuisce al peso di differenti tratti della personalità degli utenti la propensione di questi ad avvertire timori per la privacy o per la dipendenza da internet, che li indurrebbero – come risulta dalle indagini svolte – a suicidarsi virtualmente.

Maschi e non prettamente giovani i maggiori disertori del social. Certo è che le ultime vicende che hanno rivelato la vulnerabilità dell'identità nel cyber-spazio – Wikileaks in prima fila –  hanno reso gli utenti più accorti o, forse, timorosi. Ma è interessante approfondire lo studio disponibile su Google Scholar per conoscere ulteriori dettagli e valutare la generalizzabilità ed affidabilità dei risultati raccolti da Stieger.

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