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La storia del mouse ha inizio 45 anni fa

La genesi di questo piccolo dispositivo tecnologico ebbe inizio nel lontano 1968 dalle mani di Douglas Engelbart che lo presentò al Fall Joint Computer Conference di San Francisco per la prima volta. Il resto è storia.
A cura di Bruno Mucciarelli
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Il mouse è un dispositivo in grado di inviare un input ad un computer in modo tale che ad un suo movimento ne corrisponda uno analogo di un indicatore sullo schermo detto puntatore. La sua definizione è senza dubbio la vera essenza dello stesso, un prodotto che ha cambiato il modo di interagire con il mondo tecnologico e che ha in qualche modo permesso di sviluppare completamente il computing che tutti noi oggi conosciamo. Ma quali sono state le principali fasi che lo hanno portato al dispositivo che tutti noi oggi conosciamo?

La storia del "topo" ha inizio nel lontano 1968 quando un certo Douglas Engelbart, allora non troppo conosciuto, ebbe l'idea e la visione di inventare e proporre il primordiale mouse al grande pubblico durante il Fall Joint Computer Conference di San Francisco. Inizialmente era fatto in legno e non era pensato per facilitare l'uso del PC agli utenti inesperti ma per facilitare alcune operazioni di una certa difficoltà che presupponevano un'ottima conoscenza del computer. Per apprenderne il funzionamento occorrevano però circa 6 mesi.

Nel 1970, la Xerox Park di Palo Alto cominciò a lavorare sull'idea di Engelbart e sviluppò un congegno simile che iniziò a commercializzare insieme al computer ALTO, prodotto alla fine degli anni 70 e vero precursore dei dispositivi Apple e Microsoft con la sua interfaccia grafica. Il problema era rappresentato dal costo che si aggirava intorno ai 300 dollari e che ne decretò il momentaneo insuccesso. Negli anni successivi chi si interessò in modo importante a questo nuovo dispositivo fu Apple che grazie alla presenza nel proprio organico di molti ingegneri, ex ricercatori della Xerox Parc, poteva contare sulla loro familiarità proprio con il mouse. Steve Jobs lo vide in una demo e ne capì immediatamente le potenzialità.

Piuttosto che farlo fare "in casa", Jobs contattò una piccolissima società appena nata, la Hovey-Kelley Design, composta essenzialmente da giovani laureati della Stanford University. Jobs voleva in pratica uno strumento da 15 dollari, ovvero un decimo del costo del mouse di Engelbart, migliorato a tal punto da occupare uno spazio molto ridotto rispetto alle dimensioni del suo predecessore. Dean Hovey si occupò del prototipo del mouse di "nuova" generazione, che potesse essere realizzato con pochi soldi. Per questo decise di girovagare nei supermercati per acquistare parti utili al dispositivo e in particolare cominciò ad acquistare alcuni deodoranti del tipo "roll-on", quelli con la pallina di plastica che veniva usata per applicare il profumo, e dei piccoli dischi in plastica che avessero una misura compatibile con la pallina dei deodoranti. In poche parole il concetto di mouse fu totalmente ripensato da zero. Dopo alcuni tentativi mise le dita della mano intorno alla sfera e cominciò a farla camminare trovando finalmente l'ispirazione. La pallina doveva essere inserita in una piccola gabbia che permettesse il movimento lungo tutti gli assi.

[quote|right]|Steve Jobs voleva uno strumento da 15 dollari. Un decimo del costo del mouse di Engelbart.[/quote]Jim Sach, un collaboratore di Howey cercò di prendere in mano il problema di decodificare il movimento dello stesso mouse. Trovò ispirazione in un suo vecchio progetto. Decise quindi di porre due sensori ottici lungo il diametro della pallina davanti ad una rotella al fianco di un led ad infrarossi. La luce del led passava attraverso i fori della pallina permettendo la lettura dal sensore solo in caso di movimento della pallina centrale che a sua volta muoveva la rotella. In questo modo era possibile contare le rotazioni della rotella semplicemente utilizzando il segnale proveniente dal sensore. Il mouse stava prendendo realmente forma. Jim Yurchenco un collaboratore di Sach suggerì di inserire tutti i componenti in un involucro di plastica, un materiale rigido e molto economico, proprio quello di cui avevano bisogno per soddisfare le esigenze di Steve Jobs. Per tenere ferma la pallina fu inventato un anello aggiuntivo che permetteva sia alla pallina di muoversi liberamente senza cadere dal mouse, sia all'utente di aprire il mouse stesso per le operazioni di pulizia.

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Il mouse era realtà. La versione finale prodotta per la Macintosh arrivò nel 1981 dopo aver deciso il design ed il numero di bottoni necessari. Engelbart ne aveva costruiti tre per la sua prima versione, anche Hovey aveva immaginato il suo con tre pulsanti mentre i tecnici di Apple ne richiedevano solamente due. Il problema fu risolto da Steve Jobs che ordinò di creare i mouse con un solo pulsante. Questo unico pulsante rappresenta ancora lo standard nei computer Apple, a differenza di Windows e degli altri sistemi operativi che richiedono ancora due tasti. Il mouse era leggero, economico, alla portata di tutti e pronto per divenire un oggetto irrinunciabile per tutti gli utenti dei personal computer.

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