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Robot controllati con il pensiero per aiutare le persone con disabilità

I robot? Si controlleranno con il pensiero. Un prototipo di androide gestibile senza comandi fisici è stato sviluppato in Svizzera dallo Swiss Federal Institute of Technology.
A cura di Marco Paretti
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Robot Pensiero

I robot? Si controlleranno con il pensiero. Un prototipo di androide gestibile senza comandi fisici è stato sviluppato in Svizzera dallo Swiss Federal Institute of Technology. Il robot può essere comandato a distanza tramite i segnali inviati dal cervello ed è in grado di svolgere una serie di compiti diversi. Il team di ricercatori, guidato dal professor José del R. Millán, punta ad offrire alle persone disabili la possibilità di acquisire nuovamente una sorta di indipendenza grazie a robot e sistemi di teleconferenza controllati, appunto, con il pensiero dalla propria casa.

La ricerca ha coinvolto nove persone disabili – e 10 in salute – in Italia, Germania e Svizzera, le quali hanno dovuto cimentarsi con il controllo da remoto dei robot. Per diverse settimane, ogni soggetto ha indossato un cappello dotato di elettrodi in grado di analizzare i segnali inviati dal cervello; basandosi su questi ultimi, i ricercatori hanno programmato il robot per muoversi di conseguenza. Tutto ciò è avvenuto a distanza di chilometri: i pazienti erano collegati da casa. L'androide, collocato in Svizzera, è stato in grado di muoversi per il laboratorio comandato dagli utenti, mentre il loro volto veniva mostrato su uno schermo grazie ad una videochiamata su Skype.

"Tutti i nove pazienti disabili sono riusciti a controllare il robot dopo meno di 10 giorni di allenamento" ha spiegato Millán "I robot diventeranno un elemento fondamentale per le persone disabili? È troppo presto per dirlo". Il droide è inoltre in grado di evitare gli ostacoli autonomamente, permettendo agli utenti di riposarsi tra un comando e l'altro. Il test non ha mostrato nessuna differenza tra persone in salute e disabili, anche quando gli è stato chiesto di far compiere al robot azioni che potevano ancora svolgere, come premere la testa contro un pulsante. Lo studio è stato pubblicato all'interno di un'edizione speciale di Proceedings dell'Institute of Electrical and Electronics Engineers.

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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