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Uber per la prima volta al bivio, tra scandali e carenza di leadership

Uber sta conoscendo forse uno dei momenti più difficili da quando è stata fondata nel 2009. Il susseguirsi di scandali e la fuga di manager di livello stanno mettendo a dura prova l’azienda di San Francisco. E pensare che questo doveva essere l’anno della IPO.
A cura di Francesco Russo
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Uber sta conoscendo forse uno dei momenti più difficili da quando è stata fondata, cioè dal 2009. Il susseguirsi di scandali e la fuga di manager di livello stanno mettendo a dura prova l'azienda di San Francisco. Un nuovo scandalo ha travolto l'azienda dopo la battuta sessista di David Bonderman, membro del board e ora dimissionario proprio in seguito alla sua affermazione. E, come se non bastasse, Travis Kalanick, co-fondatore di Uber, decide di prendersi un periodo di aspettativa illimitato. Ufficialmente in seguito ad un grave lutto in famiglia, ma questo gesto viene letto dagli addetti ai lavori come un momento per fare ordine nella sua azienda, come del resto afferma nella mail inviata ai suoi dipendenti annunciando la sua decisione. E di ordine – anzi, di una vera e propria ristrutturazione – parla il "rapporto Holder", commissionato proprio per individuare le carenze e le esigenze che presenta Uber, azienda di trasporto che oggi vale oltre 70 miliardi di dollari.

Un nuovo scandalo sta travolgendo Uber, si tratta della pessima battuta di David Bonderman, membro del board di Uber e co-fondatore della società di private equity Tpg. Bonderman stava commentando i risultati del "rapporto Holder", condotto dall'attorney general, Eric Holder, un vasto documento su come ristrutturare l'azienda, quando rispondendo ad una considerazione fatta da Arianna Huffington, "Quando c'è una donna in un Cda è probabile che ce ne sia un'altra", ha così risposto: "È molto più probabile che ci siano più chiacchiere". Una frase che ha sollevato un vespaio di polemiche. Bonderman si è scusato, ma poi ha rassegnato le dimissioni da Uber. Una scelta arrivata proprio quando un altro manager ha deciso di abbandonare Uber, si tratta del top executive Emil Michael.

E in tutto questo, anche Kalanick decide di prendersi una pausa di riflessione, una decisione maturata in seguito alla morte della mamma, una pausa per riprendere la conduzione della sua azienda con più vigore. Ma altri notano che in realtà sia una decisione presa in seguito proprio al "rapporto Holder". Uber nel corso di questi anni è cresciuta molto, tutta la conduzione aziendale ricade direttamente su Kalanick, cosa che il rapporto ha sottolineato come carenza strutturale. Il rapporto raccomanda la figura di un Direttore Operativo da affiancare al CEO Kalanick, per meglio affrontare le diversità di business dell'azienda. Holder raccomanda anche la scrittura di quelli che sono i valori culturali di Uber e anche un percorso di training obbligatorio per i manager dell'organizzazione.

Il rapporto evidenzia anche che i dipendenti di Uber siano stati trattati in modo non eguale. La richiesta riguarda sia la revisione delle policy su discriminazioni e molestie, ma anche sugli aspetti retributivi.

E pensare che il 2017 doveva essere, o forse lo sarà ancora, l'anno della IPO di Uber. Certo la situazione che è venuta a crearsi non crea alcuna condizione di fiducia e o di futuro tale da poter pensare di quotarsi in borsa. Come visto in altre situazioni, gli investitori hanno necessità di vedere organizzazioni che presentano una leadership forte e capace, e oggi Uber da questo punto di vista è molto carente.

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