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Opinioni

Una serie TV consuma più acqua di una doccia

Quanto pesa in termini di consumo d’acqua la nostra presenza online? Da pochi litri per un video su Facebook a centinaia di litri d’acqua per una puntata di una serie TV, ogni azione sul web ha un impatto sul mondo.
A cura di Marco Paretti
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acqua serie tv

Quanto pesa in termini di consumo d'acqua la nostra presenza online? Sembra assurdo, ma ogni operazione compiuta online avvia una catena di eventi che parte dal nostro click e arriva fino all'acqua sprecata per tenere in funzione i data center. Così qualche istante passato a visualizzare un video su Facebook "costa" al pianeta circa 20 litri d'acqua, mentre una puntata di una serie TV consumerebbe fino a 100 litri d'acqua. Più di una doccia, che in 5 minuti consuma circa 80 litri d'acqua. Sono i risultati di una ricerca della BBC sulla Water Footprint, cioè il segno lasciato dalla nostra presenza online sull'acqua presente sulla Terra: usata, inquinata ed evaporata per mantenere funzionanti i data center.

Già, perché le nostre azioni online richiedono il funzionamento di server che, inevitabilmente, si surriscaldano e consumano energia, impattando sul consumo idrico mondiale. La ricerca, ancora in fase preliminare, indica che il trasferimento di un singolo GB di dati può portare al consumo di circa 200 litri d'acqua. Per fare un paragone, la Water Footprint di un GB corrisponde a quella lasciata dalla consegna di 1 Kg di pomodori. Nel caso della navigazione online, però, il problema è che in molti non si rendono conto che i processi virtuali hanno conseguenze anche sul mondo reale.

Per questo, se è vero che probabilmente nessuno smetterà di guardare serie TV per paura di sprecare centinaia di litri d'acqua, è auspicabile che gli utenti si interessino alle scelte ambientali delle aziende che forniscono questi servizi. “Facebook, Microsoft, Apple e Google hanno ottenuto miglioramenti sostanziali sulla loro impronta idrica” ha spiegato Keveh Madani del Centro per la politica ambientale dell’Imperial College. “Stanno investendo in quest'area perché si sono interessati a questa problematica e comprendono il rischio per la loro reputazione meglio di altri. Se ignorassero il loro impatto sul pianeta, potrebbero rovinarsi l'immagine”. Per questo molte aziende stanno scegliendo di posizionare i data center in luoghi freddi, utilizzando l'aria gelida per raffreddare i server. Tra questi troviamo il data center di Facebook al Circolo Polare Artico e diversi centri di aziende come Apple basati al 100 percento su energie rinnovabili. C'è persino chi, come Microsoft, progetta data center sotto al mare.

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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