3 class action contro Apple, l’azienda di Cupertino che la scorsa settimana ha ammesso di rallentare i vecchi iPhone per preservarne la batteria dopo qualche anno dalla loro uscita. Un approccio giustificato dal fatto che, secondo Apple, il progressivo degradarsi della batteria potrebbe portare a spegnimenti improvvisi del dispositivo. Una scelta “a fin di bene” quindi, che però non è andata giù a tutti i consumatori, soprattutto quelli che negli ultimi giorni hanno avviato tre class action negli Stati Uniti.
"Apple sapeva che la sostituzione della batteria avrebbe migliorato la perfomance dei dispositivi più vecchi" si legge in uno dei documenti legali depositati in una corte federale dell'Illinois. Le altre due cause, invece, accusano Apple di aver rallentato deliberatamente gli iPhone interferendo con una proprietà privata e di aver "fornito dichiarazioni fuorvianti che puntavano a nascondere la natura e lo scopo del difetto". Anche perché, come sottolineano i consumatori, Apple non ha mai reso semplice né economico sostituire la batteria dei suoi dispositivi.
“Il nostro obiettivo è quello di fornire l'esperienza migliore possibile per i consumatori e ciò include le performance globali e una lunga vita dei dispositivi” ha spiegato Apple in un comunicato. “Le batterie al litio diventano meno performanti in condizioni di temperature fredde, quando hanno una carica bassa e quando invecchiano, elemento che può portare a spegnimenti improvvisi per proteggere i componenti. Lo scorso anno abbiamo rilasciato una funzione per iPhone 6, iPhone 6s e iPhone SE per limitare i picchi di energia solo quando sono necessari, in modo da evitare spegnimenti improvvisi. Abbiamo ora esteso la funzione all'iPhone 7 con iOS 11.2 e pianifichiamo di farlo anche per i prossimi prodotti”.