AgoraVox intervista Assange: Piccinini ci racconta la sua impresa
Qualche giorno fa, Francesco Piccinini, giovane direttore di AgoraVox Italia, è riuscito nell'impresa apparentemente impossibile di intervistare in esclusiva, lungamente e presso la sua residenza Julian Assange (prima e seconda parte dell'intervista). La sua impresa colpisce non solo per l'audacia e per l'intraprendenza mostrate, ma soprattutto per l'apparente semplicità con cui tutto è avvenuto. "Ciao Julian sono Francesco, Francesco Piccinini"… "Francesco! Entra!" Questo il primo scambio di battute tra i due, riportato dallo stesso Piccinini, da lì in poi è stato tutto un chiacchierare, in compagnia dell'amico e collega Giorgio Scura (giornalista di Leggo) ideatore dell'impresa. Come fa giustamente notare Vittorio Zambardino di Repubblica, Piccinini, a differenza dei suoi illustri colleghi, fa ad Assange le domande giuste, quelle che nessuno sembra interessato a fargli e che raccontano del progetto WikiLeaks, del perché qualcuno decida di avventurarsi in una vespaio del genere ben sapendo quello che succederà, delle preoccupazioni per il processo in corso, dei cables non ancora pubblicati sull'Italia, della nostra stampa pavida, e ancillare al potere.
Ma la ragione per cui abbiamo voluto intervistare Francesco Piccinini è che, leggendo la sua intervista ad Assange, ci è sembrato trasparisse un'emozione sincera che volevamo indagare più a fondo, non solo per provare a comprendere, attraverso lo sguardo di Francesco, i sentimenti che in questo momento si agitano nella testa del leader di WikiLeaks, ma anche per scoprire qualcosa in più sul loro incontro e sulle sensazioni che questo ha generato in entrambi.
Partiamo da una domanda introduttiva che riguarda il tuo lavoro, in modo da provare ad inquadrare in maniera più centrata chi sei e da dove vieni. Tu sei il direttore di Agoravox Italia, una piattaforma di citizen journalism, se dovessi descrivere il tuo portale di news utilizzando una classifica fatta di 5 aggettivi, quali sceglieresti? In che modo Agoravox si differenza da tutti gli altri siti di informazione?
Libera, non salottiera, mobile, indipendente e giovane. Credo che la forza di AgoraVox sia nel non dover dar conto ad un editore ma solo al nostro pubblico. Su AgoraVox puoi trovare la persona di destra e quella di sinistra. Sai cosa mi fa arrabbiare di tanta stampa italiana? Questo modo di agire come se fossimo guelfi e ghibellini… Un sistema in cui prevale "l'amicizia" sulla notizia. Per questo sono felice d'essere ad AgoraVox.
Nei giorni scorsi, hai pubblicato un intervista esclusiva a Julian Assange, sapresti dirci qual è la peculiarità caratteriale del leader di Wikileaks che ti è sembrata più lampante nel corso delle due ore di colloquio che hai avuto con lui?
La cosa che più mi ha colpito è stato il tono di voce, basso, quasi diffidente all'inizio, poi è salito man mano, come se acquisisse confidenza. La seconda cosa che mi ha colpito è questa sua voglia di parlare, quasi come se non si "sfogasse" con qualcuno da molto tempo. Ha spaziato su tanti argomenti il che ha reso la conversazione piacevole e interessante. Non è stato come incontrare una persona che parla solo di "quel" argomento ma un uomo capace di spaziare tra i temi.
Immagino che la consapevolezza di dover affrontare un processo che, con tutta probabilità, si rivelerà iniquo e pretestuoso lo abbia provato molto. Che idea ti sei fatto a proposito dei suoi sentimenti rispetto all'udienza?
Ha detto che pensa che le possibilità di vincere in primo grado siano del 40%, mentre in appello del 60%. Era molto sereno, il che mi ha sorpreso. Era convinto che l'accusa fosse pretestuosa e costruita a tavolino e quando ne ha parlato è stato il solo momento in cui si è inalberato. Anche se non voleva darlo a vedere, in fondo è preoccupato.
Nell'intervista hai raccontato che è stato Assange in persona a perquisirti una volta entrato in casa. Immagino che la cosa possa averti creato un qualche imbarazzo, che cosa gli hai detto durante quei lunghissimi secondi? E lui, aveva l'espressione di uno che fa sul serio?
All'inizio credevo scherzasse, poiché l'assistente ci aveva chiesto di svuotare le tasche ma quando ha perquisito anche Giorgio Scura ho capito che era serio. Non ho pensato a nulla se non che, in fondo, si doveva tutelare in qualche modo. Penso che certe cose siano "normali", "giuste" e che non potevo giudicare non essendomi mai trovato in una condizione come la sua. Come si reagisce quando i governi di mezzo mondo ti vorrebbero in galera? Chi può dirlo?