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Alec Ross: ecco chi è il tech guru che sta reinventando la diplomazia americana

Il perfetto Alec Ross, Senior Advisor del Segretario di Stato USA Hillary Clinton, incanta tutti con la sua affabilità e la connaturata fiducia nell’uomo. Innovatore, ex volontario, neo-punta di diamante dell’e-diplomacy statunitense. Ritratto di un futuro presidente.
A cura di Anna Coluccino
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Alec Ross_senior advisor_Clinton

Alec Ross è un classico. Ad appena quarant’anni (non compiuti) ha tutte le qualità per essere definito “classico” sotto ogni punto di vista. Qualche esempio?

Tanto per cominciare…

Alec Ross è il classico bravo ragazzo.

Alec Ross è il classico giovane professionista rampante.

Alec Ross è il classico buon figlio (prima) e padre (poi) di famiglia.

Cresciuto in West Virginia, ovvero in una delle tipiche (per non dire classiche) zone delle famiglie dabbene (basti pensare che l’economia del solo stato del West Virginia rappresenta la 62esima su scala mondiale, appena dietro l’Iraq), nipote di uno degli ambasciatori USA in Italia, innamorato del nostro paese (ha vissuto a Roma e studiato all’università di Bologna), ha incontrato la moglie nel corso di un’esperienza nell’organizzazione no-profit Teach for America (associazione che punta all’eliminazione dell’ineguaglianza educativa, tipica degli USA, lasciando che le migliori menti del paese insegnino per due anni in comunità a basso reddito) l’ha sposata, ha avuto tre figli e ora vivono belli, sorridenti e perfetti in quel di Baltimora.

Alec Ross è così perfetto da sembrare finto. Se la sua vita fosse un film horror, quasi certamente sarebbe proprietario di un bunker sotterraneo in cui tortura e uccide giovani donne mentre, in superficie, le giornate scorrono felici e il futuro è colmo di sempre nuovi e appassionanti orizzonti.

Tutta invidia? Forse sì.

Perché Alec Ross a quarant’anni (non compiuti) può già vantare d'essere stato tra gli uomini di punta della campagna elettorale di Barack Obama; l’innovatore, colui che –più di tutti- ha voluto e saputo puntare sulla rete e sul web 2.0 e che poi –terminata in gloria l'esperienza elettorale- è stato chiamato a illuminare con il suo magico tocco salvifico l’aura della “sconfitta” Hillary Clinton.

Attualmente, infatti, Ross è Senior Advisor per l’innovazione del Segretario di Stato americano (la Clinton per l’appunto) un ruolo precedentemente ricoperto da… nessuno, perché questa qualifica è stata inventata apposta per lui. Così come San Pietro è stato il primo papa, Alec Ross è il primo Seion Advisor per l’innovazione del Segretario di Stato dell'intera storia nord americana, un ruolo diplomatico (quale migliore carriera per il perfetto Alec Ross, capace di fermare i conflitti armati con la potenza di un sorriso) che si espleta attraverso l’utilizzo delle nuove tecnologie.

“ Questo è soltanto il primo capitolo della storia, e c’è ancora molto da scrivere e da fare. Ciò che mi auguro e che posso anticiparvi è che l’innovazione del futuro arriverà da ogni angolo del mondo. ”
Alec Ross

L’account Twitter di Ross è l’account politico più seguito al mondo (secondo solo a quello di Obama). Il suo compito, nello specifico, è quello di “individuare soluzioni tecnologiche ai problemi più stringenti dell’umanità: assistenza sanitaria, povertà, diritti umani e conflitti etnici”, una cosa da niente insomma, risolvibile in giornata… Dal suo account Twitter, Alec Ross ricorda ogni evento, ogni anniversario degno di nota dell'intera storia dell'Uomo (dall’IPO di Google, alla morte di Madre Teresa, dalla liberazione della Moldova alla laurea del primo afro-americano all’università del Mississipi, dal suicidio di Cleopatra alle dimissioni di Nixon in seguito al Watergate), si dice "enormemente onorato" di incontrare chiunque (dai normali cittadini ai ministri degli esteri di paesi stranieri) cita con grande nonchalance i grandi della terra e rendiconta ogni più piccolo/grande passe diplomatico che gli esseri umani compiono sul pianeta.

alec_ross_twitter

Ross ha voluto che i tweet provenienti dall’account della casa bianca fossero tradotti in (quasi) tutte le lingue del globo e si serve di Facebook con una certa costanza (sebbene prevalentemente allo scopo di promuovere la sua attività diplomatica); è stato lui a spingere per l’esplicita manifestazione di vicinanza degli USA alla primavera araba, arrivando a realizzare un Q&A live su Twitter tra Hillary Clinton e i giovani egiziani, per non parlare della raccolta fondi via sms per le vittime del terremoto di Haiti e dell’alfabetizzazione tecnologica realizzata per i 170 ambasciatori USA sparsi per il globo. Ross è considerato –a tutti gli effetti- un tech guru e, per essere più esatti, uno degli inventori dell’e-diplomacy.

alec ross_facebook

La fiducia che l’amministrazione Obama ripone nel giovane Ross è totale, le sue parole vengono assunte a verbo assoluto e incontestabile, tutti lo amano incondizionatamente e non esiste un solo pettegolezzo su di lui capace di gettare una qualche ombra sulla sua vita personale o professionale…

“ Abbiamo tutti una bocca, ma anche due orecchie per ascoltare. Ricordiamoci di utilizzare gli strumenti tecnologici per ascoltare più che per parlare! ”
Alec Ross

In genere, queste caratteristiche –negli USA- portano dritti dritti alla corsa presidenziale, e nessuno si stupirebbe se, da qui a dieci anni, Ross si ritrovasse seduto sul trono più ambito: quello dello studio ovale. Ma, al momento, pare proprio che il ruolo di diplomatico tecnologico gli vesta a pennello e, considerando che gli è stato cucito addosso, non potrebbe essere altrimenti. Ora non resta altro che aspettare e vedere se Ross sarà capace non solo di mediare e immaginare soluzioni che facilitino il dialogo per mezzo della tecnologia, ma di modificare –in meglio- l’immagine che il mondo ha dei politici made in USA, ovvero quella di burattini nelle mani dei potenti finanziatori che –di volta in volta- pagano le sontuose campagne elettorali, e che finiscono per ammanettare a ciniche logiche speculative ogni buon proposito.

Questa sì che sarebbe un’opera degna di un santo. Praticamente un miracolo. E chissà se Ross ci crede, nei miracoli.

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