Può una tecnologia del 1680 stupire ancora e, soprattutto, mettere in discussione la sicurezza di quelle attuali? Sì, almeno stando al "Detector Lock" custodito al Rijksmuseum, ad Amsterdam. Creata dal fabbro inglese John Wilkes, questa serratura è un piccolo capolavoro di ingegneria e, ancora oggi, di sicurezza: probabilmente senza le giuste istruzioni nessuno riuscirebbe ad aprirla o a non farsi scoprire. Il suo meccanismo, infatti, prevede diverse possibilità di blocco dei chiavistelli e, soprattutto, consente al proprietario di scoprire quante volte è stata aperta.
Il nome, "Detector Lock", deriva proprio da questo: una parte circolare segnala quante volte una persona ha aperto la serratura e, quando si giunge alle 100esima apertura, il chiavistello si blocca e non può più essere aperto, almeno da chi non conosce la procedura di reset, che prevede di tenere premuto un pulsante nascosto mentre si gira la chiave. La serratura, raffigurante un soldato armato, è dotata di due chiavistelli: quello più piccolo si blocca premendo il cappello del soldato e può essere sbloccato girando la maniglia mentre si inclina verso il basso il cappello.
Quello più grande, invece, richiede l'inserimento della chiave nel buco della serratura, nascosto dalla gamba del soldato. Una volta fatto, la chiave attiva i due chiavistelli con un giro, mentre il secondo fa scattare completamente il chiavistello più grande. Girando nell'altro senso, invece, si sblocca la serratura ma si aumenta anche il conteggio segnato dalla ruota circolare, che, se raggiunge il numero 100, blocca il meccanismo. Di fatto, si tratta di una rudimentale applicazione dell'autenticazione a due fattori oggi utilizzata in forma digitale dai servizi online. Solo che in questo caso risale ad oltre 300 anni fa e utilizza elementi fisici: una chiave e un meccanismo sconosciuto a chi non è il proprietario.