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Ammazza blog, il PDL ci riprova puntando anche ai commenti

La c.d. legge ammazza blog torna al centro del dibattito in parlamento grazie ad una nuova “provocazione” avanzata dal deputato del PDL Salvatore Torrisi.
A cura di Daniele Cretella
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Ci risiamo. Dopo circa cinque anni di tentativi più o meno mirati volti alla limitazione della libertà di espressione online, una nuova proposta di legge sembra lasciar riemergere tutte le perplessità derivanti da quei disegni conosciuti anche con il nome di leggi ammazzablog. Sono diverse le occasioni nelle quali il Parlamento, attraverso alcuni dei suoi rappresentanti, ha stuzzicato l' opinione pubblica con proposte indirizzate, essenzialmente, verso una parificazione dei reati commessi a mezzo stampa con quelli derivanti dagli strumenti di comunicazione online come siti internet e blog (anche se a dire il vero la differenza tra i due è diventata sempre più tenue nel corso degli ultimi anni) seguendo l'interpretazione analogica già applicata dalla più e meno recente giurisprudenza.

Ma la nuova proposta di legge avanzata dal senatore del PDL Salvatore Torrisi, oltre a ricalcare il sentiero analogico di parificazione di siti e blog a testate cartacee, sembrerebbe andare oltre, prevedendo sanzioni per il gestore delle pagine internet per gli illeciti eventualmente compiuti, oltre che da se stesso, anche dalle interazioni degli utenti. In sostanza, il gestore del sito o del blog diventa responsabile dei commenti degli utenti se questi non dovessero essere cancellati entro 24 ore dall'eventuale richiesta dell'interessato, ossia da parte di colui il quale, senza alcun accertamento giudiziale, sarebbe stato leso dal comportamento illecito (ad esempio la diffamazione). Una previsione che sembra andare in direzione esattamente opposta alla recente sentenza della Cassazione che aveva chiaramente sollevato direttori di testate online e gestori di blog dalle responsabilità derivanti dalle pubblicazioni di giornalisti e scrittori, registrando un deciso momento di discontinuità rispetto alla carta stampata. La c.d. legge ammazza commenti di Torrisi, che andrebbe addirittura a dimezzare le tempistiche previste dalle precedenti proposte sul tema, è stata commentata dallo stesso autore come una sorta di provocazione per attirare l'attenzione su un vuoto normativo ormai inammissibile.

Su quest'ultimo punto, probabilmente, è difficile avere un parere contrario: sono troppi in Italia i casi di diffamazione o bullismo avvenuti per mezzo della rete, ma è altrettanto vero che una semplice parificazione con la carta stampata sembra essere più una scorciatoia che una vera e propria risoluzione del problema. Quello relativo alla libertà di espressione online è un tema particolarmente delicato che è stato, nel corso degli ultimi anni, uno dei più battuti in Parlamento, anche se i risultati ottenuti sembrano essere decisamente distanti dagli originari obiettivi.

Già nel 2008, infatti, il ddl Levi aveva proposto la realizzazione di un apposito Registro degli Operatori di Comunicazione volto essenzialmente ad estendere ai blog dei reati a mezzo stampa. L'anno successivo fu la volta dell'emendamento inserito all' interno del Decreto Sicurezza firmato da Giampiero D’Alia (attualmente Ministro della Pubblica amministrazione e della Semplificazione) a proporre l' oscuramento dei siti che avessero consentito la realizzazione di attività illecita a mezzo internet qualora i gestori non avessero rimediato in caso di segnalazione. La proposta fu bocciata insieme a quella della parlamentare Gabriella Carlucci che proponeva l'eliminazione dell' anonimato online alla luce di un ddl ideato per contrastare il fenomeno della pedofilia online.

Tra il 2011 ed il 2013 il tema sembra essere stato risollevato secondo l'unanime prospettiva di introdurre l'obbligo di rettifica entro 48 ore senza alcune previsione di replica o verifica da parte dell'interessato, fino alla recente proposta mossa da alcuni deputati di Scelta Civica di applicare la normativa del '48 a reati compiuti a mezzo internet per tutti i siti a carattere editoriale. Insomma, dopo tanto trambusto e dopo aver per anni ripercorso lo stesso sentiero con le medesime reazioni, probabilmente è arrivato davvero il momento di cambiare pagina ed ispirarsi ad una regolamentazione più corrispondente alle esigenze degli utenti della rete.

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