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Apple, i lavoratori d’appalto protestano davanti alla sede di Cupertino

Davanti alla sede principale di Apple a Cupertino un centinaio di lavoratori stanno protestando a causa dei bassi stipendi che non consentono una vita dignitosa in Silicon Valley.
A cura di Matteo Acitelli
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"Ci meravigliamo per la crescita dell’high-tech e della biotecnica, ma noi ne siamo le fondamenta. Combattiamo oggi nella pioggia per la sicurezza e la giustizia", sono queste le parole ripetute più volte nella giornata di ieri davanti alla sede centrale di Apple a Cupertino, dove un centinaio di persone hanno protestato contro il colosso dell'alta tecnologia per manifestare contro le condizioni di lavoro in cui sono costretti a lavorare alcuni lavoratori d'appalto. Quello che chiedono i lavoratori in protesta sono condizioni di lavoro più eque per tutti, tra i manifestanti troviamo diverse persone che lavorano per Apple attraverso alcune società esterne come ad esempio le guardie di sicurezza che sorvegliano il campus di Apple a Cupertino. A guidare la manifestazione, come riportano alcuni quotidiani locali, ci sarebbe Jesse Jackson, personaggio già noto in Silicon Valley per le numerose manifestazioni organizzate in difesa dei diritti civili e che avrebbe coinvolto i lavoratori legati all’United Service Workers West.

Secondo quanto affermano i manifestanti, i compensi ricevuti per il lavoro svolto all'interno di Apple non è sufficiente per consentirgli una vita dignitosa, le guardie di sicurezza che lavorano all'interno del campus di Cupertino ad esempio guadagnano circa 20 dollari l'ora, somma non adeguata all'alto costo della vita in Silicon Valley. Come riportano numerosi giornali e siti internet la protesta di ieri è solo la prima di una serie di iniziative che i lavoratori di appalti esterni si stanno attivano per portare a termine. Nelle prossime settimane sono infatti previste altre iniziative simili a questa anche in altre società come Facebook e Google. Inoltre il gruppo di manifestanti ha attivato una petizione che è già stata firmata da oltre 20.000 persone per far si che Apple si interessi dell'accaduto e prenda in considerazione i lavoratori, rivedendo i contratti dei lavoratori d’appalto.

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