Apple ha creato un vero e proprio cartello, violando di conseguenza le norme Antitrust sui prezzi degli ebook. Lo ha spiegato la Corte d'appello di New York, confermando la sentenza che accusa l'azienda di Cupertino di aver stretto accordi illegali con gli editori. La diatriba nata nel 2012 ha portato alla sentenza del giudice distrettuale Denise Cote nel 2013, la quale stabilì che Apple aveva violato diverse norme Antitrust creando un cartello con le case editrici e, di conseguenza, giocando un ruolo fondamentale nel facilitare l'aumento dei prezzi degli ebook.
Secondo il giudice, l'obiettivo dell'azienda era quello di obbligare Amazon – ad oggi il colosso del mercato – a modificare il proprio modello di business. L'azienda di Cupertino ha immediatamente annunciato una battaglia legale per contrastare quella che, a suo dire, era un'accusa infondata. E così ecco il ricorso in appello e la conferma della sentenza che da oggi diventa definitiva. Ora il giudice distrettuale Cote dovrà procedere con un provvedimento ingiuntivo volto a garantire che l'azienda non abbia violato ulteriori norme a tutela della concorrenza.
La risposta ufficiale di Apple arriverà a breve, come ha confermato anche un portavoce dell'azienda. La prima sentenza risale all'estate del 2013, quando il tribunale aveva imposto ad Apple di modificare gli accordi illegali presi con gli editori. Durante la conferma di questa sentenza da parte della Corte d'appello, quest'ultima l'ha definita "legittima e coerente". Apple si accordò con le case editrici e gli permise di vendere i loro ebook senza un prezzo fisso – come invece avviene con gli album musicali su iTunes – trattenendo il classico 30%. Questo elemento, di conseguenza, portò gli editori ad imporre un modello identico anche al colosso Amazon, pena la rimozione di ogni pubblicazione dagli scaffali virtuali dell'ecommerce di Bezos.