Apple nel Regno Unito ha guadagnato un miliardo e mezzo l’anno scorso, ma potrebbe non pagare tasse
Nei prossimi giorni Apple è destinata nuovamente a far discutere a causa del rapporto fiscale che intrattiene con i Paesi dove vende i suoi prodotti e servizi. Da sempre in realtà la casa di Cupertino — come del resto molte altre multinazionali dell'alta tecnologia — viene criticata da osservatori e consumatori per i limitati contributi che fornisce ai governi locali, e gli ultimi dati intercettati da iNews non potranno che riaccendere le contestazioni al riguardo: stando alle ultime dichiarazioni provenienti dalla stessa Apple, nel Regno Unito la casa di Cupertino ha infatti realizzato nell'ultimo anno guadagni per più di un miliardo e mezzo di euro, a fronte dei quali dovrebbe pagare meno di 7 milioni di tasse che però potrebbe riuscire a ridurre a zero corso dell'anno prossimo.
Il motivo per cui il gruppo si troverebbe a dover pagare così poco di fronte al fisco inglese è che ai guadagni dichiarati ha potuto sottrarre costi operativi esorbitanti — anch'essi sull'ordine del miliardo e mezzo di euro — rimanendo con un utile netto di appena 43 milioni di euro. Stando alle informazioni pubblicate da iNews inoltre Apple avrebbe intenzione di azzerare il debito con lo Stato per l'anno fiscale appena concluso, dal momento che nel prossimo periodo di imposta prevede di registrare delle perdite attraverso le quali poter scalare l'importo dovuto. Le previsioni dei contabili di Cupertino si riveleranno probabilmente corrette, dal momento che gli ultimi mesi sono stati teatro di una pandemia globale che ha colpito le vendite di prodotti in tutto il mondo, portando probabilmente Apple in perdita anche nel Regno Unito.
L'azienda in realtà non fa nulla di illegale secondo l'ordinamento legislativo corrente, che in molti Paesi permette alle multinazionali di registrare gli utili percepiti al loro interno presso governi che assicurano una tassazione più vantaggiosa; una nota emessa dal colosso di Cupertino ha già precisato come l'azienda sia in regola da questo punto di vista e come anzi nell'ultimo anno abbia investito nel Regno Unito più di 2,2 miliardi di euro in contratti con i fornitori locali e mantenuto più di 350.000 posti di lavoro. Che i contributi concreti dovuti da una multinazionale ai Paesi che la ospitano risultino per la maggior parte a discrezione dell'azienda resta però un'anomalia logica difficile da comprendere per i cittadini.