Apple non ha ammesso l’obsolescenza programmata
I media annunciano una sconcertante rivelazione che detrattori e fan discutevano già da anni. La Apple confessa: i suoi prodotti non sono progettati per durare a lungo. Nel comunicato viene discussa la durata dei suoi cavalli da battaglia: Apple Watch, MacBook e Apple Tv.
"Years of use, which are based on first owners, are assumed to be four years for OS X and tvOS devices and three years for iOS and watchOS devices".
La confessione. Questi ultimi quindi non dovrebbero avere una aspettativa di vita superiore ai quattro anni. Il comunicato è stato pubblicato nella sezione environment del sito aziendale. Tutto questo nell'ottica di nuove politiche più vicine alle problematiche ambientali. Il complotto quindi verrebbe evinto nell'ambito di un piano dagli intenti ecologisti. Non è la prima volta che se ne parla; già dal 2013 siti di appassionati discutevano sul modo, apparentemente subdolo, con cui la Apple ci spingerebbe a comprare i suoi nuovi prodotti. Due anni fa era di tendenza la questione del presunto rallentamento programmato dei suoi dispositivi, allo scopo di rendere più invitanti quelli nuovi.
Questo implica anche una contraddizione: il rallentamento infatti dipende proprio dalla longevità dei suoi prodotti, dovuta anche alla politica di progettare software e hardware assieme; in questo modo una macchina vecchia continuerà a poter essere aggiornata, quindi conseguentemente rallentata, per via del fatto che l'hardware dovrà supportare programmi sempre più pesanti da gestire.
Obsoleto non significa guasto. Chi divulga la notizia spesso utilizza come foto in primo piano quella di un iPhone con lo schermo danneggiato, questo non fa che aumentare la confusione, equiparando il concetto di obsolescenza con quello di deperimento. Non sono sinonimi. Un oggetto deperito non sarà più capace di svolgere le sue funzioni in toto per motivi puramente intrinsechi; un oggetto obsoleto potrebbe benissimo continuare a funzionare perfettamente, come le macchine da scrivere che alcuni nostalgici continuano ad usare, il suo calo di prestazioni risulterà quindi a livello estrinseco, nella misura in cui nuovi prodotti sono in grado di svolgere prestazioni migliori, con un rapporto qualità-prezzo più conveniente. Non si tiene mai conto per esempio del mercato dei prodotti di seconda mano, che evidentemente offre a prezzi accessibili dispositivi ritenuti ancora sufficientemente prestanti.
La legge di Moore. Nel 1965 il fondatore della Intel Gordon Moore formulò la legge che porta il suo nome, questa viene continuamente aggiornata ed esiste anche un ente internazionale che si occupa di tenerne sotto controllo le conseguenze: si chiama Itrs (International technology roadmap for semiconductors); ad oggi secondo questa legge “il numero di transistori nei processori raddoppia ogni 18 mesi”. Esiste anche la seconda legge di Moore: “il costo di una fabbrica di chip raddoppia da una generazione all'altra”. Tutto questo però sarà valido almeno fino al 2020, stando alle stime. Intanto la ricerca punta su nuove architetture, siamo ormai all’alba del computer quantistico, che permetterà di avere nello spazio di un bit molte più opzioni rispetto a quelle offerte dal classico linguaggio binario.
I computer raddoppiano le loro prestazioni ogni due anni. Pertanto l’obsolescenza è fisiologica. Un qualsiasi dispositivo computerizzato comprato oggi sarà già vecchio entro diciotto mesi. Le aziende competenti quindi devono rispondere con strategie di obsolescenza programmata, quindi pianificano le loro politiche aziendali di conseguenza.
L’alternativa sarebbe quella di soccombere, come capitò alla Olivetti. Non si tratta quindi di un complotto contro i consumatori, bensì di una reazione necessaria ad un fenomeno dovuto al progresso della ricerca scientifica in questo campo.