Apple respinge le accuse di evasione: “Paghiamo ogni euro di tasse”
Dopo la notizia di ieri, secondo la quale la Procura di Milano ha chiuso le indagini su tre manager della Apple rilevando una evasione di 879 milioni di euro nel periodo che va da 2003 al 2008, il colosso di Cupertino smentisce tutto ritenendo le accuse mosse nei suoi confronti come "prive di fondamento".
Ad affermarlo è un portavoce dell'azienda che è intervenuto sulle conclusioni dell'indagine della Procura di Milano che riguarda Enzo Bigini, amministratore delegato di Apple Italia; Mauro Cardaio, direttore finanziario; e Michael Thomas O'Sullivan, manager della Apple Sales International. "Apple è uno dei più grandi contribuenti al mondo e paghiamo ogni euro di tasse dovute ovunque operiamo", dichiara il portavoce, "le autorità fiscali italiane hanno sottoposto a verifiche fiscali le attività italiane di Apple nel 2007, 2008 e 2009 e hanno confermato che eravamo in piena conformità con i requisiti di documentazione e di trasparenza Ocse". Le dichiarazioni del portavoce continuano arrivando a definire le accuse mosse dalla procura milanese "prive di fondamento".
Queste nuove accuse contro i nostri dipendenti sono completamente prive di fondamento e siamo fiduciosi che questo procedimento arriverà alla stessa conclusione."
L'accusa presume che in 5 anni siano stati omessi circa 879 milioni di euro di versamenti dell'Ires a causa della contabilizzazione dei profitti in Irlanda, il paradiso fiscale delle grandi aziende tecnologiche. Viene contestato dunque all'azienda di Cupertino il reato di omessa dichiarazione in base all’articolo 5 del Decreto legislativo 74/2000. Secondo quanto afferma la Procura, i redditi relativi all'attività commerciale svolta da Apple in Italia sono stati sottoposti a tassazione in Irlanda con applicazione di un'aliquota più favorevole, compresa tra lo 0,06% allo 0,05% rispetto a quella italiana che è del 27,50%.
In sostanza, Apple Italia srl, secondo le conclusioni a cui è arrivata la procura milanese, opera come agente dipendente per conto delle società irlandesi, avendo comunque il potere di negoziare e decidere gli elementi e i termini dei contratti commerciali di compravendita relativi ai prodotti Apple destinati alla rete di distribuzione nazionale, i quali siglati solo formalmente in Irlanda. I redditi che derivano da questa attività, specifica la procura, devono quindi ritenersi come realizzati in Italia in quanto derivati da attività commerciale svolta nel nostro paese da società residente.