Approvata la Legge sulla sorveglianza in Francia che introduce le scatole nere
La Francia quasi contemporaneamente alla scoperta che la NSA aveva spiato gli ultimi tre presidenti della Repubblica, quindi Jacques Chirac, Nicolas Sarkozy e anche l’attuale presidente Francois Hollande, ha approvato la "Loi sur le Renseignement", una legge molto discussa nel paese e anche fuori. La legge sui servizi segreti, proposta dal governo, è stata quindi approvata dall'Assemblea Nazionale e permetterà la raccolta massiccia dei dati dei cittadini francesi.
Le legge, in discussione da oltre un anno, ha visto un'accelerazione dopo i fatti di Charlie Hebdo, gli attentati alla sede del giornale satirico del gennaio scorso, che hanno scosso un paese intero e che hanno riacceso il dibattito, ancora una volta, il dibattito sulla sicurezza nazionale in Francia. La risposta sembra essere quindi un inasprimento delle attività di sorveglianza, adottando strumenti che permettono una raccolta massiccia dei dati dei francesi.
Cosa prevedere la nuova legge francese
Il testo di questa nuova legge che nel corso del suo iter parlamentare ha subito diverse modifiche, espande in maniera notevole il potere di indagine e intelligence nelle mani servizi servizi segreti francesi, in ottica di informazione e soprattutto di sicurezza. Viene esteso il potere delle intercettazioni, potere che già molti esperti ritengono responsabile di una notevole "raccolta di massa" di dati dei cittadini francesi come mai si era vista prima nel paese. Ma quello che colpisce molti in merito a questa nuova legge, è l'introduzione delle scatole nere, "boîte noire", capaci di raccogliere tutti i metadati di coloro che navigano su internet.
Le scatole nere nella lotta al terrorismo
Il nuovo impianto della norma in realtà non introduce molto di quanto non sia giù previsto da altre norme, solo che finisce per legittimare, quindi con una base normativa che prima non avevano, tecniche di sorveglianza particolarmente intrusive per "meglio contrastare il terrorismo". Quindi tutti i siti salvati, i mittenti e coloro che riceveranno le comunicazioni online dei cittadini francesi saranno passate al setaccio dalla scatola nera. Tutti i provider dovranno quindi dotarsi di questo nuovo strumento, attraverso cui verranno filtrate tutte le informazioni.
Una legge che ha praticamente diviso in due il paese e a poco sono valse le parole del Primo Ministro, Manuel Valls, in parlamento quando ha affermato di non volere innescare "in nessun caso una sorveglianza generalizzata dei cittadini".
Se è vero che negli Usa, paese ormai nel vortice per via dello scandalo "Datagate" che ha fatto conoscere al mondo tutte (o quasi) le attività di intercettazioni generalizzata ad opera dell'agenzia per la sicurezza nazionale, la NSA, e se è vero che ora gli stessi Usa stanno cercando di porre rimedio ad un uso troppo esteso che aveva scandagliato la vita dei cittadini statunitensi con l'approvazione del nuovo "Freedom Act" di qualche settimana fa, ecco che la Francia si appresta ad imboccare la strada opposta. Non è un caso che questa stessa legge francese sia stata ribattezzata il nuovo "Patriot Act".
Qualche settimana fa era stato lo stesso Jean-Marie Delarue, capo della Commissione nazionale di controllo delle intercettazioni e di sicurezza (CNCIS), che adesso verrà sostituita dalla nuova commissione secondo la nuova legge, a denunciare che questa nuova norma si avvicinava troppo, nei metodi e negli strumenti, a quelli già visti negli Usa. Delarue denunciava il fatto che adesso i servizi preposti hanno in mano strumenti in grado di rilevare e intercettare dati mobile, rilevazione di dispositivi e, ovviamente, le stesse comunicazioni in un raggio che va da poche centinaia di metri di distanza fino a un chilometro.
Intanto, dopo l'approvazione, sono in tante le associazioni e le personalità, politiche e non, che fanno appello alla Corte Costituzionale per i tanti dubbi di legittimità. E a questi si è unito anche lo stesso Presidente della Repubblica francese, Francois Hollande.