3,5 miliardi di euro per realizzare una rete che coprirà 7.300 comuni e raggiungerà 18 milioni di persone con la fibra ottica. È il risultato dell'intesa raggiunta in serata tra Stato e Regioni sul piano per la banda ultralarga che entro il 2020 estenderà l'infrastruttura nelle zone considerate "a fallimento di mercato". Quelle, cioè, non considerate dagli operatori a causa della loro natura poco redditizia. In questo caso interverrà lo Stato costruendo la rete per poi metterla nelle mani delle singole Regioni. A questo punto l'infrastruttura potrà essere affittata agli operatori.
L'accordo risulta essere particolarmente importante proprio perché darà vita alla prima rete nazionale in fibra ottica di proprietà pubblica, un elemento scomparso dopo i tempi della Sip e completamente nuovo se si considera la banda ultralarga. L'accordo, raggiunto ieri in serata, sarà ratificato oggi durante la riunione della Conferenza Stato-Regioni. I fondi da utilizzare per lo sviluppo del piano ammontano a 1,557 miliardi di euro appartenenti al Fondo Sviluppo e Coesione, più ulteriori 1,6 miliardi di euro dei fondi europei – che da mesi attendono di trovare una loro applicazione – e 233 milioni di euro nazionali.
In particolare la zona del Centro-Nord risulta essere quella più problematica dal punto di vista della ripartizione dei fondi: le zone del Sud erano generalmente preferite per gli investimenti nello sviluppo delle infrastrutture per la banda ultralarga. Il piano che caratterizza l'accordo, invece, predilige un maggiore investimento di risorse al Nord, pur mantenendo alta l'attenzione verso il meridione: l'80% dei fondi andranno alle regioni del Sud. "La soluzione trovata è che il Sud anticipa queste risorse al Centro-Nord, ma il Governo si impegna a restituirle più avanti nell'ambito del più ampio Fondo sviluppo e coesione da 34 miliardi di euro" ha spiegato Paolo Panontin, il presidente della Commissione. Gli operatori dovrebbero avere accesso alla rete dal 2017.