Black Monday, il crollo delle borse asiatiche trascina anche le aziende tech
Quello che è stato già definito Black Monday, il Lunedì Nero, ossia il crollo delle borse asiatiche che ha travolto tutti i mercati finanziari a livello globale con pesanti perdite (solo in Europa sono andati bruciati 400 miliardi di euro), ha finito per travolgere anche i titoli dei grandi colossi tech a Wall Street. Nessuna azienda del ramo tecnologico quotata al NYSE è stata immune dal crollo, con effetto domino, che è partito dalla crisi finanziaria in Cina, con perdite che hanno fatto registrare valore molto alti: Facebook ha fatto segnare il minimo della giornata con -12,1%, Apple -10%, Amazon -6,4%, Microsoft -5,8%. E ancora altre aziende più piccole hanno fatto registrare crolli evidenti come Netflix, che in questi giorni guarda proprio ai mercati asiatici, ha toccato -14,7%, PayPal -9% e anche Twitter con -8,9% arrivando a toccare i 23,56 dollari per azione.
Il tonfo delle borse asiatiche ha quindi mandato in fumo, anche per quel che riguarda i mercati tecnologici, centinaia di miliardi di dollari. Anche se c'è da dire che alla fine della brutta giornata di ieri alcuni titoli hanno fatto registrare qualche segno di ripresa, arrivando a recuperare qualcosa. E' il caso di Apple che chiude la giornata con -2,5% e nel momento più brutto della giornata (durata all'incirca mezz'ora) è intervenuto direttamente il CEO di Apple, Tim Cook, con una mail a Jim Cramer, famoso giornalista finanziario e conduttore di "Mad Money" sulla CNBC, per tranquillizzare tutti sul fatto che Apple in Cina sta crescendo molto. Una mossa insolita quanto necessaria e intelligente per rassicurare i mercati e provare a raffreddare la situazione.
Alti titoli hanno poi finito la giornata con un parziale recupero. Ad esempio Facebook, uno dei titoli più coinvolti, ha chiuso con -1.8%, Netflix ha recuperato molto chiudendo con 0,76%, PayPal chiude a -0,18%. Anche Amazon recupera arrivando a -3,78%, Twitter chiude la giornata con -3,94 e un prezzo pari a 24,85 dollari, sempre al di sotto del prezzo fissato per la IPO.
Questo quadro evidenzia quanto sia importante anche per le aziende tech il mercato asiatico e infatti il crollo finanziario di questi giorni, e soprattutto di ieri, non lascia immuni i colossi che proprio negli ultimi anni hanno deciso di puntare con decisione verso l'Asia, e verso la Cina in particolare. Facebook e Google hanno vissuto in effetti un'onda negativa di riflesso, essendo i due siti vietati in Cina, ma tutte le altre aziende dovranno cominciare a mettere in conto il grande rischio che si sta cominciando a palesare.