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Blogger condannata al carcere per aver pubblicato alcuni tweet offensivi verso un emiro

Huda al-Ajmi, 37 anni, è stata giudicata colpevole per una serie di messaggi sul social ritenuti offensivi nei confronti dello sceicco Sabah al-Ahmad al-Sabah.
A cura di Bruno Mucciarelli
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Il mondo dei Social è divenuto oggi una piattaforma decisamente importante per quanto riguarda le attività quotidiane di tutte le persone. Un aiuto costante per molti settori lavorativi ma anche un grande passatempo per alcuni altri utenti. Twitter è certamente uno di questi anche se molte sono state le vicissitudini che lo hanno portato sulle cronache per aver invaso, troppo, la vita di alcune persone.

L'esempio di tutto ciò viene mostrato dalla vicenda che nei tribunali del Kuwait sta tenendo banco. Huda al-Ajmi, insegnante e blogger 37enne, è stata condannata a ben 11 anni di carcere. Per lei l'accusa è quella di aver offeso in una serie di tweet l'emiro del Kuwait Sabah al-Ahmad al-Sabah che, secondo la costituzione del Paese, è assolutamente immune e inviolabile. In particolare secondo ciò che ha riferito il tribunale risultano essere ben tre i capi di accusa che hanno portato alla condanna di Huda. Innanzitutto insulti all'emiro, quindi anche istigazione per rovesciarlo e "cattivo utilizzo" dello smartphone. Per le prime due la condanna risulta essere di cinque anni ciascuna a cui si deve aggiungere anche un ulteriore anno per l'uso del telefono. Chiaramente Huda ha respinto ogni tipo di accusa ed avrà la possibilità di ricorrere in appello ed in cassazione, anche se comunque potrà farlo solo dopo aver inizializzato già lo sconto della pena prevista.

Per il paese del Kuweit tale pena non risulta essere per nulla unica. Alcuni precedenti avevano già visto alcuni arresti di vari contestatori anche se la nazione viene reputata la più moderata tra i paesi del Golfo. Dall'inizio dell'anno almeno 25 persone, secondo i dati di Human Rights Watch, sarebbero passati sotto il controllo delle carceri del Kuwait. Huda però risulterebbe essere la prima donna a ricevere una sentenza così pesante.

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