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Candidati a sindaco sui social network: cos’è cambiato dal 2009 al 2011

Un’infografica mostra com’è cambiato l’approccio dei politici locali nei confronti del web in relazione alle elezioni amministrative del 2009 e del 2011.
A cura di Anna Coluccino
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Le elezioni presidenziali del 2008 negli Stati Uniti hanno cambiato per sempre la comunicazione politica; la rete è diventata una vera e propria agorà virtuale, un agone politico al quale nessuno può sottrarsi. Sono soprattutto i giovani a mostrarsi entusiasti del cambiamento, e ormai anche dalle nostre parti non si contano le iniziative spontanee che nascono dal web per poi diffondersi attraverso i vecchi media, fino a diventare veri e propri tormentoni.

Malgrado i politici del Vecchio Continente fatichino ancora ad adattarsi al nuovo status quo e si mostrino piuttosto reticenti nel prendere atto dell'avvenuta trasformazione, gli elettori sembrano voler spingere i candidati ad accettare il confronto diretto e costante con loro e, con il tempo, stanno riuscendo nell'intento.

Grazie all'infografica realizzata da info.it, infatti, possiamo notare come già solo paragonando le elezioni amministrative del 2009 con quelle del 2011 assistiamo ad una trasformazione lampante. La presenza online dei candidati a sindaco presenti online è passata dal 28% al 58%, e se si concentra l'analisi sui comuni capoluogo, assistiamo ad un incremento della presenza in rete che arriva fino all'81%.

Ad essere particolarmente attento al web è -soprattutto- il cento Italia, dove si registra una presenza di candidati online pari al 41% nel 2009 che diventa 66% nel 2011.

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Rispetto alla presenza online tramite sito internet, però, la crescita risulta piuttosto marginale, si va da un 15% del 2009 al 24% relativo alle elezioni amministrative ancora in corso (almeno per i capoluoghi interessati dal ballottaggio).

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Va anche peggio per la blogosfera che da strumento della comunicazione principe dei primi anni 2000, vede sminuita la propria importanza per quando concerne la comunicazione politica (e non solo). Così vediamo che da un 9% di politici che nel 2009 parlava all'elettorato attraverso il blog, siamo passati al 6% attuale.

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La vera novità, naturalmente, è rappresentata dalle piattaforme di social networking: Facebook e Twitter in particolare. Ed è proprio su Facebook che si registra il maggior tasso di crescita, passando dal 16% di presenza online nel 2009, al 52% del 2011. I candidati a sindaco hanno più che triplicato la propria presenza online, con un picco del 78% se si restringe il campione ai centri metropolitani.

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Su Twitter la crescita è più lenta, ma procede sicura, e passa dal miserrimo 1% del 2009 ai già più decoroso 6% del 2011. Nel 2009, addirittura, il Sud Italia registrava uno 0% di presenza su Twitter, oggi passato al 5%, con un picco dell'8% nel Centro Italia.

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Ma c'è un ultimo fattore su cui vorremmo porre l'attenzione. Sebbene la presenza di donne candidate sia inferiore a quella degli uomini, sono proprio le aspiranti sindachesse a rivolgersi alla rete con maggior costanza, e -soprattutto- con un'attenzione più puntuale ai cambiamenti di tendenza. Esemplare in questo senso il caso dei blog: nel 2009, quando ancora la blogosfera aveva una sua importanza nell'economia della rete, le candidate che si servivano dello strumento erano l'11% contro il 9% degli uomini, nel 2011 -quando la vera rivoluzione nella comunicazione politica si è concentrata sui social network- la presenza delle candidate sui blog è diminuita, e si è concentrata sa Facebook dove ben il 54% delle candidate (contro il 52% dei candidati uomini) ha fatto registrare la sua presenza. L'unica eccezione alla regola è rappresentata da Twitter, dove la presenza di candidate donne è inferiore (4% contro il 6% di uomini).

In buona sostanza, il cambiamento di prospettiva nelle dinamiche del confronto elettorale ha faticato ad attecchire nel nostro paese, ma gli elettori sono sembrati fermamente determinati nel voler trascinare chiunque aspira a rappresentarli a confrontarsi con loro, direttamente.

La partecipazione è alla base democrazia. E forse, grazie al Web, la stiamo lentamente riscoprendo.

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