Chi è Kabosu the doge, il cane meme più famoso del web
Leggendo il suo nome, Kabosu, probabilmente in pochi capiranno di cosa si sta parlando. Ma una cosa è certa: tutte, ma davvero tutte, le persone che navigano con costanza sui social network l'avranno vista almeno una volta.
Kabosu the doge è la cagnolina protagonista più famosa del mondo dei meme, che grazie alla sua strana espressione si è aggiudicata anche il premio come miglior meme del 2013.
Le origini di Kabosu the doge
Il meme Kabosu the doge ha iniziato a circolare sin dagli inizi del 2010, ma è proprio nel 2013 (lo stesso anno in cui ha vinto il premio come miglior meme) che è diventato virale e in pochissimo tempo è stato condiviso da milioni di persone su Facebook e Twitter.
La sua vitalità è diventata talmente popolare, che Kabosu the doge è stato utilizzato per tantissimi scopi satirici: photoshoppando la testa del cane per poi applicarla sugli sfondi più disparati, Kabosu è stato utilizzato per creare immagini con politici, fotografie personali e migliaia di messaggi divertenti.
Chi è il cane protagonista di Kabosu the doge
Kabosu è una cagnolina di razza Shiba Inu, che vive in Giappone. È stata adottata nel novembre del 2008 da Atsuko Sato, un'insegnante d'asilo di 51 anni che la prese in affidamento topo la chiusura di un allevamento, che aveva la aveva abbandonata assieme ad altri 19 sfortunati cuccioli in un rifugio per cani.
Dal 2009 la donna diventata proprietaria di Kabosu, ha iniziato a gestire un blog sui cani abbandonati nel quale, dopo un anno, ha pubblicato proprio una foto del suo cane che in pochissimo tempo si è trasformata nel famoso meme che tutti conosciamo. Anche il blog in questione è diventato molto famoso in Giappone, ed ormai supera le centomila visite mensili.
Di che razza è Kabosu the doge
Kabosu è uno Shiba Inu, una delle razze più diffuse ed antiche del Giappone, dichiarata addirittura monumento nazionale nel 1936.
Nata come cane da caccia, nel corso della seconda guerra mondiale la razza degli Shiba Inu ha rischiato l'estinzione, fortunatamente evitata subito dopo il termine del conflitto grazie ad un periodo di grande ripresa, che ha aumentato la diffusione degli esemplari anche in Europa e in Italia, dove vengono considerati tra le razze più pregiate.