Cina: brevetti e rispetto del copyright contro aziende straniere?
Il mercato cinese nel corso di questi anni si è sviluppato principalmente "prendendo in prestito" (leggasi: copiando) idee e prodotti dalle economie occidentali ma, dopo alcuni provvedimenti presi dal Governo, le cose potrebbero prendere un'altra direzione. Nelle ultime settimane, infatti, le politiche della seconda potenza economica mondiale sono cambiate, almeno sulla carta, e le istituzioni hanno dichiarato di voler finanziare il conseguimento dei brevetti, dando così una spinta all'innovazione. L'opinione del Governo cinese è che promuovendo in modo adeguato i brevetti, le aziende si renderanno protagoniste di una corsa all'innovazione tecnologica.
Ma le cose stanno davvero così? Il presidente dell'United States Patent and Trademark Office (USPTO – organizzazione statunitense si occupa di rilasciare i brevetti), David Kappos, è d'accordo e pensa che la Cina abbia appreso dai mercati occidentali le potenzialità dell'incentivazione sui brevetti e abbia intenzione di utilizzarli per migliorare la crescita a lungo termine e gli standard di vita del paese. Ad un'analisi più approfondita, però, quello della Cina appare come l'ennesimo tentativo di limitare l'espansione delle aziende straniere, rendendo le cose più complesse. Una politica più attenta al rispetto del copyright (ovviamente a discrezione delle stesse autorità) e indirizzata verso la crescita del numero di brevetti sarebbe una sorta di arma contro gli stati stranieri e non è un segreto che la Cina abbia intrapreso questa strada già da diversi anni.
Inoltre, è dimostrato che l'incremento dei brevetti non è sempre sinonimo di innovazione. Altri tentativi del genere fatti di recente si sono trasformati in una mera "corsa al brevetto" senza dare spinte concrete all'innovazione. Sarà questo il caso della Cina?