Claudio Corbetta, CEO di Register.it leader europeo di web hosting e domini
Claudio Corbetta, laureato in matematica alla Cambridge University, vanta una carriera intensa dagli esordi alla Andersen Consulting e alla McKinsey all’attuale ruolo di Amministratore Delegato di Register.it e di Managing Director di Dada Pro. Una storia professionale ricca di progetti, di sfide sempre nuove in perfetto stile Dada, un’azienda che ama anticipare il futuro, prevederlo e renderlo concreto.
Nel 1994 hai conseguito la laurea in matematica alla Cambridge University: come mai hai deciso di studiare all’estero?
A 17 anni ho ricevuto una borsa di studio, ho terminato il liceo in una scuola equivalente vicino Londra e successivamente ho avuto la possibilità di essere ammesso all’università di Cambridge per cui ho deciso di rimanere 5 anni in Inghilterra, fino al 1994. A quel tempo era mio interesse approfondire gli studi scientifici, la matematica. E Cambridge era da quel punto di vista uno dei posti migliori al mondo.
Dopo la laurea in matematica sei tornato in Italia e poi hai iniziato a lavorare per la Andersen Consulting…
Si esattamente, dopo la laurea in matematica sono tornato in Italia. Ho iniziato a lavorare nel gruppo Strategic Service di Andersen Consulting per un paio d’anni e poi sono passato alla McKinsey.
Nel ’98 approdi alla McKinsey, che in quegli anni aveva fama di essere una vera e propria palestra di vita aziendale: qual è stata la tua esperienza professionale e quanto ti è servita nella realizzazione dei tuoi progetti successivi?
La McKinsey in realtà è esattamente come stai dicendo. È un’azienda di consulenza che ti chiede il 1000%, ti chiede il sangue però ti dà indietro tantissimo in termini di sviluppo professionale. Io sono stato poco più di due anni ma è come se avessi lavorato dieci anni in un’altra azienda. Non si dormiva mai, si lavorava giorno e notte anche nel weekend. Però è stato un modo per avere la possibilità di fare delle cose che probabilmente al di fuori di quell’ambiente non avrei mai fatto: nei miei primi progetti parlavo con gli amministratori delegati delle banche più importanti d’Italia. Si riteneva che le persone che lavoravano per McKinsey erano tra i consulenti che potevano permettersi di andare a spiegare che cosa fare, a dare consigli ai top manager. Era un vero e proprio acceleratore di carriera, di competenze professionali tra i più forti che abbia mai conosciuto. Quando sentivi parlare dei McKinsey boy è come se fosse una rete professional. È sicuramente uno dei migliori posti al mondo per crearti da un lato la professionalità e dall’altro un network molto importante.
È stato il network di McKinsey a portarti a Dada, o altro?
A Dada sono arrivato tramite il network Andersen, attraverso un alto dirigente che è ancora in azienda e che conoscevo. Lui ha fatto il primo salto in Dada nel periodo in cui si stava quotando. Mi ha fatto conoscere Dada mentre stavo studiando un MBA all’ INSEAD a Parigi e ho avuto l’opportunità di andare a gestire la Unit all’interno dell’azienda che si era appena quotata e stava pianificando la propria crescita e strutturando il modo in cui avrebbe affrontato gli anni successivi.
Qual è stato il tuo primo ruolo in Dada?
Come direttore della business unit asp che per il primo anno lavorava sotto il nome di aziende.it e che poi già alla fine del 2001 abbiamo inglobato all’interno della Register.it. Ha cambiato vari nomi ma sostanzialmente è quella che si è trasformata nella Dada Pro attuale.
Dal tuo ingresso in Dada all’incarico di amministratore delegato di Register.it, qual è stato il tuo percorso professionale?
Dada ha acquisito la Register.it nel febbraio del 2001 e io sono diventato amministratore delegato immediatamente. Il mio ruolo era quello di seguire l’unità all’interno di Dada che si occupava dello sviluppo del business sulle piccole imprese. Quindi soprattutto nel primo anno ero meno coinvolto sul mondo del mini hosting e di più su quello che era il lancio di un portale per le piccole imprese. Successivamente abbiamo deciso di unificare tutto e quindi alla fine di quell'anno sono entrato con le responsabilità operative nella nuova unità che ha inglobato un ramo di azienda di Dada e la società Register.it. Erano gli anni in cui si stava cercando di capire esattamente su che cosa puntare. In quel periodo abbiamo deciso di consolidare le varie unit e di focalizzarci per il futuro sul business del mini hosting ed email, tutto quello su cui abbiamo costruito successivamente la nostra crescita, prima italiana e poi internazionale e sul quale adesso stiamo basando il nostro modello di business con DadaPro.
Negli ultimi tre anni Register.it ha registrato un’espansione internazionale importante con l’acquisizione di Nominalia, Namesco e il gruppo Amen, inglobando i mercati di dominio e hosting spagnolo, inglese e francese…
Con Names e Namesco abbiamo ottenuto una importante presenza in Inghilterra, poi abbiamo acquisito la leadership in Irlanda. Poi abbiamo acquisito il gruppo Amen, presente in vari paesi, ma numero uno in Portogallo. Oggi le varie acquisizioni ci hanno portato ad essere tra i primi cinque di tutta l’Europa occidentale, esclusa la Germania. In definitiva i paesi dove siamo presenti sono Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Regno Unito, Irlanda e anche in Olanda abbiamo una presenza rilevante.
Quali sono le sostanziali differenze tra questi ultimi e il mercato italiano?
Diciamo che tra i mercati quello più evoluto e competitivo è quello inglese. Secondo alcune stime sono 8-9 i milioni di domini registrati, mentre in Italia non arriviamo a due milioni. Proprio questo rende il mercato più interessante. In Italia esistono due grandi player, noi ed Aruba, e per questo un mercato più stagnante e meno competitivo. In Francia, invece, è molto competitivo poichè negli ultimi tempi sono spuntati dei player che stanno giocando a un ribasso del prezzo facendo diventare molto pesante la concorrenza. Noi ce la stiamo mettendo tutta attrezzandoci per migliorare e aumentare la nostra visibilità. In Spagna il mercato è più piccolo e stagnante. Portogallo e Irlanda sono mercati piccoli, dove non c’è una grandissima concorrenza, e qui il lavoro fatto negli anni passati e le società che abbiamo acquisito ci ha garantito la prima posizione.
In Italia vi contendete quindi la sfida al mercato del dominio e hosting con Aruba…
Aruba a livello italiano in termini di numero di domini è il player principale, ha sempre puntato su servizi a basso costo e quindi anche ad un target di clientela che può essere lo studente o chi cerca semplicemente di spendere meno. Mentre Register.it si è sempre concentrato sulla piccola impresa, sul professionista quindi su un servizio più di qualità che è ovviamente più costoso però con dei livelli di servizi, di assistenza e di garanzia molto più alti. In definitiva abbiamo due fasce di mercato diverse. Da una parte Aruba va molto di più sul volume, mentre Register va molto di più sul tipo di clientela. Comunque noi gestiamo circa 400mila domini. Aruba credo che oggi sia intorno ai 600-700 mila.
Analizzando gli ultimi anni del mercato di hosting come definisci il rapporto tra le imprese italiane e la tecnologia? È aumentata la consapevolezza di internet come potente strumento di business?
Credo che in Italia se ne continua a parlare troppo poco rispetto agli anni scorsi in cui questi argomenti erano ancora in discussione. In realtà se ne è fatto un gran parlare però poi quando dobbiamo vedere chi effettivamente va online, quante nuove imprese si propongono, devo dire che siamo sempre un po’ delusi perché la penetrazione è molto bassa e anche chi ci riesce effettivamente non ne fa un buon uso. C’è da fare sostanzialmente un lavoro di educazione fortissimo che, se vogliamo, potrebbe portare ad un grande passo in avanti. E' bene precisare però che tale educazione in mercati più evoluti, come la Germania e l’Inghilterra, è stata fatto molti anni fa, incentivando le aziende ad usare la rete. Oggi in Italia quando si parla di internet, di email e di avere un sito si dicano più o meno le stesse cose di 10 anni fa. Il nostro punto di vista sul mercato italiano è preoccupante; è anche per questo che abbiamo deciso una strategia internazionale, facendo leva sulle conoscenze acquisite in Italia, in un mercato comunque difficile e stagnante, per poi lanciarci all’estero. Vediamo l’Italia come la nostra palestra, dove abbiamo la società più grande, Register.it. Però puntiamo molto anche sugli altri mercati.
Il dominio .tel è l’ultimo nato nel mondo dei domini: in cosa consiste?
Si tratta di un esperimento abbastanza diverso viste le estensioni precedenti. Tutte le estensioni che sono nate dal 2000 ad oggi servivano a crearsi dei siti normali; “.tel” ha questa novità e cioè che chi gestisce il database centrale, impedisce di creare un sito reale ma chi acquista un dominio ha a sua disposizione una pagina per compilare una rubrica dei propri contatti online. L'utente non può crearsi un sito come vuole ma ha a disposizione un editor per inserire i propri contatti, i numeri di telefono, l'userid su skype. Tutto quello che serve a farsi raggiungere online e offline. L’idea è quella di creare una directory su internet delle persone.
È un’idea di cui parlavamo tra il ’99 e il 2000, un progetto ambizioso e ci vorrà tempo prima che prenda piede. Le grandi rubriche, o comunque i modi per trovare la gente sono diventati oggi i social network. Quindi non sarà sicuramente una directory gestita da un gestore di domini a fungere da directory mondiale delle persone. I domini, poi, hanno successo se chi li vende è incentivato ed è interessato a spingere i propri clienti. Esistono già moltissime estensioni di dominio al mondo, per cui nel momento in cui andiamo a fare la nostra proposta ai clienti finali, attraverso scelte mirate di marketing, dobbiamo essere molto attenti a non confonderli troppo. Ci rendiamo conto che per la gente normale i domini sono .com oppure l’estensione della propria nazione. Quindi in Italia abbiamo metà .it e metà .com e poi in misura molto molto minore .org e .net che comunque sono domini storici. E in misura quasi inesistente .info, .biz ecc.
In Inghilterra abbiamo metà .com e metà .co.uk, in Spagna abbiamo .es e via discorrendo. La realtà è che a livello mondiale il dominio .com è il più grande. Tutte le altre sono delle estensioni marginali che non vengono recepite in modo entusiastico dal pubblico. Noi abbiamo avuto un buon successo a vendere i .tel, a marzo quando sono partiti, ma si tratta solo di una vendita di qualche migliaio in tutta Europa che segue il momento del lancio. Tutte queste estensioni nuove sono interessanti ma probabilmente non cose di grandissimo impatto per il pubblico finale.
Dagli esordi della tua carriera ad oggi qual è stata la più grande sfida che hai affrontato?
La prima è stata sicuramente, dopo essere entrato in Dada, come ottimizzare le risorse che avevamo e scegliere quelle due/tre grandi scommesse in ottica futura. Arrivare al 2006 con la possibilità di andare all’estero, fare un’acquisizione all’anno e di essere uno dei primi gruppi europei, dipende dal fatto che abbiamo puntato sulle cose giuste all'epoca.
Dal momento in cui abbiamo deciso di attuare questa strategia di internazionalizzazione le sfide oggi sono continue. L’anno scorso abbiamo deciso di unificare all’interno di DadaPro anche l’unit business dell’advertising online. Adesso, ad esempio, abbiamo lanciato una nuova iniziativa che è Simply.com. Si tratta di un advertising online che da un lato mette a disposizione dei nostri clienti di dominio e hosting uno strumento per pianificare sia su adwords sia sugli altri circuiti di pubblicità, e dall’altra dà la possibilità a chi ha un sito internet di diventare publisher. Avere tutte queste società in vari paesi, gestire la crescita, pensare a come espanderci, integrare le varie piattaforme che abbiamo trovato nelle varie società e contemporaneamente lanciare un’iniziativa di advertising online molto forte: sono queste le sfide reali più importanti che sto affrontando attualmente.
Il tuo primo incontro con Internet quando è avvenuto e cosa ti ha maggiormente affascinato?
Il primissimo incontro è stato l’ultimo anno di università nel 1994. Pur avendo vissuto nel mondo scientifico non sono mai stato, fino a quell’età, coinvolto dall’informatica. Il ’94 era ancora un anno pionieristico e non mi sono lanciato a comprare il primo modem a 14.4. Quando ho iniziato a lavorare in Andersen nel ’96 mi sono appassionato al web. All’inizio il fascino era poter intravedere che a un certo punto avremmo potuto fare tutto quello che avremmo voluto online. Poi quando ho iniziato a lavorare nel mondo internet, alla fine del 2000, questa era già diventata la sfida. Probabilmente il poter fare qualsiasi cosa online lo vedremo realizzato solo nel secondo decennio del 2000. Negli ultimi anni abbiamo cercato di trovare ed esplorare tutte le varie possibilità e adesso stiamo valutando quali sono le cose che effettivamente possono essere realizzate con successo. Per me non essere online significherebbe non vivere più in qualche modo.
Quali sono le prospettive di espansione e consolidamento di Register.it nei prossimi anni?
Continueremo ad investire in tutti i paesi dove abbiamo acquisito società, sia da un punto di vista di risorse di rete, sia investendo in pubblicità per continuare ad acquisire clienti. Contemporaneamente cercheremo di lanciare i nostri nuovi prodotti in un modo più efficiente e più veloce come continueremo a fare negli ultimi mesi di quest’anno e nel 2010. Il nostro piano strategico ci porterà ad ulteriori acquisizioni. Oggi non è forse il momento migliore per il mercato però abbiamo in mente soprattutto l’anno prossimo di voler crescere ancora. Quindi consolidando le attività che stiamo facendo oggi siamo pronti ad entrare nei mercati in cui non siamo ancora presenti.
Prima hai accennato a Simply.com e all’integrazione della business unit dell’advertising online in DadaPro…
Dada da sempre è stata presente nel mondo dell’advertising online. DadaPro è nata con l’idea di mettere a disposizione dei tantissimi clienti dei domini e hosting uno strumento semplice e adatto per pianificare o per guadagnare online dalla propria presenza. È per questo che abbiamo fatto un grande investimento lanciando Simply.com che sta diventando un qualcosa che ritengo inizierà ad avere un grande traffico dalla seconda metà di quest’anno e definitivamente nel 2010. La sfida per il futuro è dare alle nostre piccole aziende online la visibilità giusta. Consolidarci non solo nel mondo del dominio e hosting ma portarci ad essere anche dei leader nel mondo della pubblicità online che è un mercato molto più grande, dominato da dei competitor giganteschi, quindi è anche un livello di competizione molto diverso rispetto al domino e hosting.