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Con due anni di ritardo, Facebook ha eliminato l’hashtag “I vaccini uccidono”

Su Instagram l’hashtag era stato bloccato già due anni fa, ma su Facebook è stato rimosso solamente in questi giorni. La vicenda è l’ultima di una lunga serie di risposte che il social prova invano a dare a un problema di disinformazione che – su piattaforme che premiano i contenuti virali per profitto – potrebbe non avere soluzione.
A cura di Lorenzo Longhitano
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Da tempo il ruolo dei social network nella diffusione di bufale e disinformazione è sotto i riflettori di osservatori e governi di numerosi Paesi, ma con lo scoppio della pandemia di Covid-19 questo problema è diventato contemporaneamente evidente in tutto il mondo. Negli ultimi mesi le fake news sull'efficacia o perfino sulla sicurezza dei vaccini hanno potuto circolare con fin troppa libertà sulle piattaforme social, contribuendo a diffondere sentimenti e posizioni no-vax in un momento in cui proprio queste risorse rappressentano l'arma più efficace nella lotta al coronavirus. L'ultimo esempio di poca reattività nei confronti di una minaccia potenzialmente letale arriva dal gruppo Facebook, che fino a pochi giorni fa ha mantenuto attivo sui suoi social l'hashtag #vaccineskill, ovvero "I vaccini uccidono".

A farlo notare è stata l'emittente CNN, che ha sottolineato come su Facebook l'hashtag fosse ancora attivo e utilizzabile fino a pochi giorni fa, e sia stato bloccato solamente dopo che al social è stato fatto notare lo scivolone. In effetti l'errore non è da poco: da una parte infatti può essere complesso intercettare post e contenuti complessi di stampo no-vax utilizzando algoritmi di intelligenza artificiale e scandagliando pagine e gruppi senza invadere la privacy degli utenti; d'altro canto, un hashtag è una singola stringa di testo che non dovrebbe aver bisogno di particolari risorse per essere monitorata. Non solo: un hashtag non è un semplice contenuto ma uno strumento di coordinamento che permette a numerosi post dello stesso argomento di essere raggruppati e visualizzati in massa con una semplice ricerca – motivo in più per cui i moderatori dovrebbero prestarvi ancora più attenzione.

Attenzione che del resto era stata prestata proprio nel caso del medesimo hashtag #VaccinesKill su Instagram: sul social fotografico – ha fatto norare la CNN – la particolare stringa di testo è stata bloccata già due anni fa, passando invece inosservato finora sulla piattaforma della casa madre. La questione non è tanto il singolo hashtag – che per l'appunto è stato prontamente bloccato – ma il processo alla base stessa dei social: piattaforme che hanno un incentivo economico nel favorire la diffusione di contenuti virali, e che si trovano a dover correggere a posteriori un sistema che può essere sfruttato per diffondere fake news dannose per la comunità degli utenti.

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