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Cosa cambia per l’app Immuni dopo il nuovo decreto del 18 ottobre

Il nuovo Dpcm annunciato nella serata di ieri ha introdotto una novità importante nel funzionamento dell’app per il tracciamento dei nuovi contagi da coronavirus. Da oggi in presenza di un nuovo caso di Covid-19 gli operatori sanitari hanno l’obbligo di caricare il codice chiave comunicato loro dai nuovi positivi.
A cura di Lorenzo Longhitano
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Tra le novità introdotte dal nuovo Dpcm del 18 ottobre ce n'è anche una che riguarda l'app Immuni per il tracciamento dei nuovi contagi da coronavirus. Tra le misure introdotte dal decreto si legge infatti che a partire da oggi gli operatori sanitari hanno l'obbligo di introdurre nel sistema il codice chiave comunicato loro dagli utenti risultati positivi a Covid-19: la novità dovrebbe permettere all'app di rendersi più efficace, andando a risolvere un potenziale corto circuito che vedeva gli operatori non rispondere alle richieste degli utenti, andando a interrompere un anello fondamentale della catena di funzionamento dell'app.

Cosa dice il testo del Dpcm sull'app Immuni

Il testo del Dpcm afferma che "al fine di rendere più efficace il contact tracing attraverso l’utilizzo dell’App Immuni, è fatto obbligo all’operatore sanitario del Dipartimento di prevenzione della azienda sanitaria locale, accedendo al sistema centrale di Immuni, di caricare il codice chiave in presenza di un caso di positività". La nuova norma riguarda un passaggio fondamentale per il funzionamento dell'app. Quando un utente viene dichiarato positivo deve infatti recarsi in una apposita sezione del sistema, dove appare un codice alfanumerico che va dettato all'azienda sanitaria locale che ha comunicato l'esito del tampone; il codice va inserito nel sistema di segnalazione di Immuni e fa in modo che la piattaforma possa inviare segnalazioni a tutti coloro che sono stati in contatto con il nuovo positivo.

Il nodo dell'inserimento

Proprio la delicatezza di questa componente fa sì che per evitare falsi allarmi l'app Immuni metta responsabilità del suo inserimento non nelle mani degli utenti, ma in quelle degli operatori sanitari. L'operazione dovrebbe avvenire nella medesima telefonata nella quale l'operatore comunica all'utente l'esito del tampone: l'utente dovrebbe riferire di essere in possesso dell'app Immuni e dettare il codice, che poi l'operatore dovrebbe inserire nel sistema per far sì che tutti i contatti del nuovo positivo ricevano la notifica di esposizione così importante per tracciare i nuovi focolai. Non sempre però questo è avvenuto: in Veneto ad esempio l'operazione spesso è stata impossibile da portare a termine, per via di personale non adeguatamente formato o apertamente ostile all'impiego del software.

La modifica alla normativa introdotta nell'ultimo Dpcm dovrebbe rimediare a un problema imprevisto, impedendo agli operatori di sottrarsi a quello che ora viene definito come un vero e proprio obbligo. Del resto a diversi mesi dal lancio del software, le istruzioni per l'inserimento dei codici nel sistema di segnalazione dovrebbero essere ormai chiare.

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