Così lo smartphone diventerà una carta d’identità e una patente digitale
Quando si iniziò a parlare di pagamenti tramite smartphone (e addirittura smartwatch) ormai anni or sono, gli scettici furono molti. Perché, certo, le tecnologie per rendere quella che era una semplice teoria in una realtà tangibile erano già disponibili, ma sarebbe stata necessaria una lunga evoluzione dei sistemi di pagamento, sia da parte degli esercenti che da parte degli istituti di credito. Ma, alla fine, è successo. Ci sono voluti anni per far sì che accadesse, ma ora pagare con uno smartphone o uno smartwatch è diventato (quasi) una cosa normale.
Ma è stato solo il primo passo verso un mondo sempre più smartphone-centrico, e quelli di Qualcomm ne hanno dato un'altra prova (rendendo le cose ancora più difficoltose): presto, grazie a nuovi e più potenti sistemi di sicurezza integrati nel neonato Snapdragon 865 (il SoC di punta per l'azienda statunitense) sarà possibile integrare negli smartphone i documenti di identità elettronici e digitali, come la patente di guida e la carta d'identità.
Lo smartphone è sempre più un portafogli digitale
Il tutto sarà possibile grazie all'utilizzo di alcune nuove API, chiamate Android Identity Credential, che saranno chiaramente disponibili solo nell'OS di Google e più specificatamente all'interno di Android 11, la nuova versione del sistema operativo per smartphone che dovrebbe arrivare verosimilmente in beta nel corso del prossimo marzo 2020.
Lo smartphone diventa sempre più un portafogli digitale, nel quale oltre alle carte di credito e al bancomat saranno memorizzati anche i documenti d'identità. Rimane però il dubbio sulla reale implementazione di questa integrazione in Android, che Qualcomm dichiara sarà pronta entro il 2020, e soprattutto sui reali casi di utilizzo dei documenti digitali.
Perché, certo, memorizzare questa tipologia di documenti su uno smartphone e poterli mostrare senza dover avere con sé le copie fisiche della carta d'identità e della patente potrebbe essere una cosa comodissima. Ma rimane pur sempre uno smartphone, il che porta con sé importanti questioni di sicurezza e di un'eventuale (seppur difficile) modifica dei dati personali che, a ragion di logica, dovrebbero venire memorizzati su un server governativo, in modo da renderne certa la veridicità.
Quando sarà disponibile (anche in Italia)
Non si hanno ancora informazioni certe circa l'arrivo di questa nuova tipologia di documenti. Ma è giusto tenere bene in considerazione che si tratta di una rivoluzione che richiederebbe l'approvazione da parte degli organi governativi di ogni Stato.
Nel display del Qualcomm Summit che si è tenuto nelle ultime ore, nel corso del quale è stata presentata la novità in collaborazione con Google, le aziende statunitensi hanno mostrato una carta d'identità americana, il che rende più che plausibile la possibilità che, anche questa volta, a fare da apri pista a questa nuova rivoluzione digitale saranno gli Stati Uniti d'America.