Così un video su TikTok ha rovinato migliaia di studi scientifici

Una delle caratteristiche principali di TikTok è la capacità di rendere virali le clip che vengono caricate dai suoi utenti, eppure spesso questa peculiarità nasconde degli effetti collaterali non di poco conto. È il caso di un video pubblicato qualche settimana fa da una giovane utente, che è diventato virale e così facendo ha inavvertitamente rischiato di mandare in fumo migliaia di ricerche scientifiche.
Sondaggi virali
Protagonista involontaria della vicenda è Sarah Frank, una tiktoker che a fine luglio ha deciso di condividere con i suoi follower alcuni trucchi per guadagnare qualche spicciolo con lavoretti online e offline. Tra le indicazioni fornite nella clip la ragazza ha citato Prolific, un sito sul quale è possibile compilare sondaggi a scopo scientifico commissionati da università, studiosi e istituti di ricerca – il tutto in cambio piccole di ricompense per i partecipanti. La prospettiva di guadagni modesti ma facili da ottenere ha attirato centinaia e centinaia di partecipanti che non solo si sono recati sul sito in questione, ma con il loro interesse hanno anche contribuito a far diventare virale il video "sponsorizzando" Prolific a sempre più persone.
Un campione sbilanciato
Il video è stato visto oltre 4 milioni di volte e ha spedito presso Prolific decine di migliaia di nuovi utenti. In superficie potrebbe sembrare un caso di pubblicità virale dall'esito felice per tutti, se non fosse che la tipologia di pubblico indirizzata verso il portale non è stata esattamente omogenea; sui forum della piattaforma Prolific è stato fatto notare che a partire da fine luglio i partecipanti dei sondaggi sono risultati essere per il 90 percento donne con un'età media di 21 anni.
Si tratta di un problema potenzialmente catastrofico per qualunque sondaggio, il cui compito dovrebbe essere raccogliere un campione rappresentativo dell'intera popolazione: sondaggi contaminati in questo modo non sono utili a generalizzare le scoperte emerse dalla loro analisi, e i ricercatori devono trovare un modo per mantenere validi i questionari somministrati senza tenere conto dell'input di partecipanti che non sono identificabili per nome o provenienza. Le ricerche scientifiche colpite dal problema sarebbero – secondo quanto dichiarato a The Verge dal CTO dell'azienda – circa 4.600: ai committenti il gruppo sta offrendo rimborsi o la possibilità di filtrare le risposte per genere, età, data di compilazione del sondaggio, insieme alla promessa di vigilare più attentamente su eventuali picchi di sondaggi provenienti da campagne virali.