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Diffamazione e oscuramento web, deciderà la Cassazione a Sezioni Unite

In caso di diffamazione saranno le sezioni unite penali della Cassazione a decidere sull’ammissibilità sul sequestro preventivo, mediante “oscuramento” anche parziale, di un sito web. Il caso è stato sollevato nell’ambito di un ricorso presentato da Alessandro Sallusti, direttore de ” il Giornale”, e da un giornalista dello stesso quotidiano.
A cura di Francesco Russo
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In caso di diffamazione saranno le sezioni unite penali della Cassazione a decidere sull'ammissibilità sul sequestro preventivo, mediante "oscuramento" anche parziale, di un sito web. Infatti oggi la prima sezione penale della Suprema Corte con una ordinanza depositata oggi, ha rimesso il caso alle sezioni unite le quali prenderanno una  decisione nei prossimi mesi. Il caso è stato sollevato nell'ambito di un ricorso presentato da Alessandro Sallusti, direttore de " il Giornale", e da un giornalista dello stesso quotidiano.

Di fronte  a questa vicenda, due sono i quesiti di diritto a cui gli alti giudici dovranno rispondere: il primo chiede "se sia ammissibile il sequestro preventivo, mediante ‘oscuramento', anche parziale, di un sito web"; nel caso la risposta ci fosse una risposta affermativa, con il secondo quesito si chiede di stabilire "se sia ammissibile il sequestro preventivo, mediante ‘oscuramento', della pagina web di una testata giornalistica telematica registrata".

Il Riesame di Monza aveva confermato un decreto con cui il gip, nel marzo scorso, aveva disposto il sequestro preventivo, mediante ‘oscuramento', di una pagina del sito web ilgiornale.it, la quale conteneva un articolo che un giudice di Cassazione aveva ritenuto contenesse una diffamazione nei suoi confronti presentando querela.

L'operazione di "oscuramento", che verrebbe eseguita dal webmaster del sito, era stata confermata dal tribunale del Riesame di Monza, la cui ordinanza è stata impugnata in Cassazione dai difensori dei due giornalisti. Nel ricorso alla Suprema Corte, la difesa lamentava "lesione del diritto costituzionale di manifestazione del pensiero e della libertà di stampa". La prima sezione penale, per evitare il sorgere di un "contrasto giurisprudenziale rispetto agli ordinamenti censiti nella giurisprudenza di legittimità", ha, dunque, deciso di investire della questione le sezioni unite.

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