Dimmi come usi lo smartphone e ti dirò chi sei: così si “spiano” anche le dita sullo schermo
É possibile carpire informazioni importanti per le aziende monitorando i gesti che compiamo nell’uso quotidiano del cellulare? Se lo sono chiesti anche gli autori di uno studio condotto in Australia. Si tratta di un documento redatto da un team di ricercatori del dipartimento di “Cyber Security” dell'Università di Optus-Macquarie (Data61) di Sydney, il quale dimostrerebbe la possibilità di tracciare gli utenti mediante i loro gesti tattili sui moderni dispositivi mobili. Parliamo anche delle operazioni di swipe o tap. In generale compiamo mediamente duemila gesti al giorno sui nostri cellulari.
I nostri gesti lasciano delle impronte
Come è possibile regalare informazioni importanti sul nostro conto mediante gesti molto comuni? Per scoprirlo i ricercatori australiani hanno dovuto creare una applicazione apposita, chiamata "TouchTrack". L’app ha informato gli utenti che hanno partecipato allo studio di una particolare raccolta dati, chiedendo loro di interagire con un insieme di giochi open source. In tutto sono stati raccolti 40.600 campioni su un totale di 89 utenti nell'arco di due mesi. Nel 98 percento dei casi sono stati raccolti gesti univoci per ciascun utente, in grado quindi di identificarli, allo stesso modo in cui identifichiamo le persone mediante le impronte digitali. Il dottor Dali Kaafar uno dei firmatari dello studio, spiega meglio il perché:
Il tracciamento del tocco è un identificatore fisico, questo significa che è diverso dalle identità virtuali tracciate dai cookie: i dati del browser e il tuo indirizzo IP. È possibile tenere traccia di più individui, anche se tutti utilizzano lo stesso dispositivo e una persona può essere monitorata su dispositivi diversi.
Nuove possibilità per tracciarci
Il campione di studio è ancora ristretto e la ricerca non può ritenersi conclusiva, ma contiene risultati molto interessanti che confermano quanto sapevamo già riguardo le interazioni tra personalità, psiche e il modo in cui tracciamo segni, da cui sono nate diverse discipline forensi, come la più nota grafologia e le relative perizie calligrafiche. Un giorno potremmo anche assistere a perizie forensi basate sul tap or swipe? É una possibilità, ma lo è anche quella di fornire nuovi stratagemmi per carpire informazioni sensibili alle aziende, ogni volta che navighiamo in rete attraverso i nostri dispositivi. Non è escluso infatti secondo gli stessi autori dello studio, che si possa in questo modo tracciare il comportamento degli utenti, “è una maniera furtiva per seguirci” – spiega Kaafar – “non richiede autorizzazione e la maggior parte delle persone può ritenerla innocua o irrilevante”. La cosa più preoccupante è il fatto che ad oggi non esistono sistemi in grado di inibire questo genere di raccolta dei dati.