Diritto all’oblio, Wikipedia riceve richieste per la rimozione di 50 link
Durante la conferenza annuale della Fondazione Wikimedia, alla presenza di Geoff Brigham, consigliere generale della Fondazione, Lila Tretikov, Chief Execuitive di Wikimedia Foundation, e Jimmy Wales, co-fondatore di Wikipedia, è stato presentato il primo "Wikimedia Foundation Trasparency Report", un rapporto su quelle che sono state le richieste di rimozione di contenuti relative alle pagine di Wikipedia, il quinto sito più grande del web. E inevitabilmente si è parlato anche, e soprattutto di "diritto all'oblio", tema che la Fondazione precisa di non condividere, restando fedele al diritto di informazione dei propri utenti e del diritto alla libera espressione per gli autori della più grande enciclopedia online. Una posizione già resa nota all'indomani della sentenza della Corte di Giustizia UE che di fatto ha aperto le porte alla possibilità di richiedere la rimozione di contenuti, qualora questi siano effettivamente fuorvianti rispetto alla realtà attuale del singolo utente o organizzazione che ne faccia richiesta. E proprio su questo punto, la vicenda si complica non poco.
La Fondazione tiene a precisare che si oppone al principio sancito dalla sentenza UE, in quanto "minaccia la missione dell'organizzazione di fornire ‘libero accesso all'intera conoscenza umana". E in relazione a questo, la Fondazione annuncia che darà notizia di tutte le volte che si presenti qualche richiesta di rimozione, sempre nel rispetto della trasparenza.
Durante la conferenza stampa di oggi, la Fondazione ha reso noti i dati raccolti nel proprio "rapporto trasparenza", una raccolta che va dal luglio 2012 al giugno 2014. E durante questo periodo, l'organizzazione ha ricevuto 56 richieste riguardanti dati di utenti, come ad esempio dati dei contributori o anche dati relativi ad individui oggetto di modifiche di alcuni contenuti, da parte di governi, aziende e singoli individui. La Fondazione informa che ha dato seguito solo al 14% di tali richieste. 304 sono state le richieste di modifiche di contenuti. La Fondazione ha anche annunciato di aver ricevuto, la scorsa settimana, 5 avvisi da parte di Google che ha provveduto a rimuovere contenuti che portano alle pagine di Wikipedia. In pratica, sono 50 i link (delle oltre 90 mila richieste, delle quali approvate la metà) che puntano alle pagine di Wikipedia coinvolti nella rimozione.
E queste pagine riguardano:
– una pagina in lingua italiana che riguarda la "Banda della Comasina", banda criminale attiva negli anni '70;
– una pagina in lingua italiana che riguarda Renato Vallanzasca;
– decine di pagine in lingua olandese che menzionano Guido den Broeder, un giocatore di scacchi dai Paesi Bassi;
– una pagina in lingua inglese su Gerry Hutch, un uomo d'affari di Dublino soprannominato "il Monaco", imprigionato nel 1980;
– una fotografia di un musicista, Tom Carstairs.
In relazione alla sentenza UE, i motori di ricerca non hanno l'obbligo di notificare le rimozioni e tale procedura preoccupa l'UE che la reputa una violazione della privacy. Ma Google ha fatto sapere di difendere il suo operato, in quanto non viola nessuna regola comunitaria.
Lila Tretikov ha tenuto a sottolineare che la Fondazione ritiene il panorama che si sta delineando dopo al sentenza del maggio scorso è pericoloso e che mina la libertà di espressione che sta alla base di Wikipedia. E reputa inaccettabile qualsiasi tipo di censura, anche se dichiara "imperdonabile" qualsiasi mancanza di comunicazione in relazione alla rimozione dei link.
E nella conferenza stampa c'è stata una domanda rivolta a Wales, membro del "comitato di esperti" che si riunirà la prima volta a Roma il prossimo 10 Settembre. Jimmy Wales ha tenuto a sottolineare che questo suo ruolo è svolto da lui, e dagli altri illustri membri, in totale autonomia, nel senso che "non siamo dipendenti di Google- Siamo lì per dare dei consigli". Wales ha quindi rivendicato il suo ruolo e quello della commissione, importante per fare ascoltare più voci possibili in relazione ad un tema così importante.