Dopo 160 anni, il New York Times sarà diretto da una donna: Jill Abramson
Che il web 2.0 non ami le donne lo abbiamo già assodato, i tecnocrati oppongono da sempre una certa resistenza (spesso inconscia) alla nomina di donne in ruoli chiave della vita d'azienda, ma non sono certo i soli. Basti pensare alla politica, all'economia e tutti quegli ambiti in cui ad occupare reali posizioni di potere sono prevalentemente degli uomini.
I poco informati risponderebbero "ma è chiaro, ci sono meno donne a concorrere per quelle posizioni e -quindi- quelle che arrivano ad occuparle sono in numero minore". In buona sostanza, si tratterebbe di una mera questione di proporzioni.
Ma allora come la mettiamo con l'informazione? Ovvero con quello che Orson Wells definì -con buona ragione- il "quarto potere"? Anche in questo caso ci sono meno donne che uomini tra i giornalisti?
Evidentemente no.
E allora come mai in 160 anni di vita il New York Times non ha mai avuto una donna tra i suoi direttori? E parliamo di un quotidiano notoriamente democratico, vicino alle problematiche sociali e sempre pronto a supportare le minoranze… Eppure ha faticato moltissimo ad accettare che un donna potesse conquistare la leadership del giornale. Per non parlare, poi, dei maggiori quotidiani italiani: dalla fondazione ad oggi, né La Repubblica, né Il Corriere della Sera, né La Stampa hanno mai avuto un direttore donna.
Ecco perché l'odierna nomina di Jill Abramson a direttore di una delle più importanti testate statunitensi rappresenta un passaggio epocale nella lotta alla discriminazione di genere. Nessuna nazione più dirsi civile se non concede (nella pratica oltre che nella teoria) pari opportunità lavorative ad uomini e donne.
Del resto, la Ambranson ha pianamente meritato la nomina.
Laureata ad Harvand in Storia e Letteratura, Jill Abramson ha lavorato per due anni al Time Magazine come reporter per poi trascorrere dieci anni all'American Layer come senior staff reporter. In seguito, è stata caporedattrice del Legal Times ed editor senior per il Wall Street Journal dal 1988 al 1997. Da allora in poi, la sua carriera è legata al New York Times, per cui è stata prima corrispondente da Washington, per poi essere nominata caporedattore dal direttore Ben Keller, lo stesso di cui oggi prende il posto. Keller, infatti, ha deciso di dedicarsi anima e corpo alla carriera giornalistica , preferendo quindi rinunciare agli incarichi manageriali. La nuova nomina sarà effettiva a partire del prossimo 6 settembre.
Un'ultima nota a margine: nell'era dei social media, il vero grande competitor del New York Times è senza dubbio l'Huffington Post. E il fatto che a guidare la celebre testata online ci sia una donna –Arianna Huffington– deve aver contribuito non poco a rimuovere alcuni pregiudizi, smuovendo le acque della politica mediatica e dimostrando una volta per tutte a chi comanda che anche un essere umano di sesso femminile può avere notevoli doti di leadership.