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Dopo l’attentato a Kabul, Amazon ha disabilitato un sito dell’ISIS: i server lo ospitavano da aprile

Un portale presente sugli Amazon Web Services dallo scorso aprile e legato alla propaganda dell’ISIS è stato disabilitato dal colosso dell’ecommerce in seguito all’attentato che ha colpito l’aeroporto di Kabul. Tra i contenuti presenti sul portale e nell’app ad esso associata figuravano anche le rivendicazioni dell’attacco suicida e, secondo quanto riporta il Washington Post, un’immagine del kamikaze con addosso la veste esplosiva.
A cura di Marco Paretti
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Amazon ha disabilitato un sito web utilizzato dalla propaganda dell'ISIS per inviare messaggi di supporto e celebrare l'attentato suicida che giovedì ha ucciso decine di persone all'aeroporto di Kabul. Il portale era hostato sulla piattaforma di cloud del colosso dell'ecommerce, Amazon Web Services, ed era da tempo utilizzato dallo Stato Islamico per promuovere il suo estremismo. Nonostante le politiche del servizio vietino il suo utilizzo da parte di gruppi terroristici, l'agglomerato media dell'ISIS conosciuto come Nida-e-Haqq ha utilizzato gli AWS fondamentalmente indisturbato fino all'attentato di questa settimana.

Tra i contenuti presenti sul portale e nell'app ad esso associata in lingua Urdu figuravano anche le rivendicazioni dell'attacco suicida all'aeroporto di Kabul e, secondo quanto riporta il Washington Post, un'immagine del kamikaze con addosso la veste esplosiva poi utilizzata per farsi esplodere nella folla. "A seguito di un'investigazione abbiamo disabilitato un sito legato a Nida-e-Haqq poiché in violazione delle politiche di utilizzo degli AWS" ha spiegato il portavoce di Amazon Casey McGee in una nota. Questa policy impedisce ai clienti del servizio di utilizzare i sitemi in cloud per "minacciare, incitare, promuovere o incoraggiare attivamente violenza, terrorismo e altre azioni pericolose".

Il codice sorgente dell'app riprende parole e immagini da un sito web appartenente allo Stato Islamico, un portale protetto da password e non accessibile pubblicamente che però era presente su Amazon Web Services dallo scorso aprile, come riportano i registri online. "È incredibile come dopo tutti questi anni l'ISIS possa ancora trovare un modo per sfruttare aziende di hosting come Amazon" ha commentato Rita Katz, direttrice del SITE Intelligence Group, un'organizzazione che monitora l'estremismo online. "Dobbiamo presumere che l'ISIS cercherà sempre modi per bypassare i protocolli di sicurezza, ma questa applicazione non provava nemmeno a non essere notata".

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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