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Due studenti di 16 e 17 anni realizzano un guanto che traduce in suoni la lingua italiana dei segni

Per il momento è solo un prototipo composto da una decina di anelli da indossare e sensori che tracciano la posizione delle dita, ma l’idea alla base è promettente: utilizzare un computer per rilevare i movimenti delle mani e tradurre i gesti in parole che vengono poi pronunciate da un motore di sintesi vocale.
A cura di Lorenzo Longhitano
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Un guanto smart capace di tradurre in suoni la lingua italiana dei segni utilizzata dai sordomuti per comunicare in tutto il Paese: è l'idea alla base di Good Morning, progetto di due studenti di Varese di appena 16 e 17 anni. I due inventori si chiamano Antonio Falsetti e Matteo Ibro, studiano al terzo anno dell'istituto superiore locale e — come ha riportato qualche giorno fa il sito web Varesenews — hanno avuto modo di presentare il proprio progetto al presidente di Microsoft Brad Smith nell'ambito di un progetto di educazione digitale promosso tra gli altri proprio da Microsoft Italia.

Al momento il guanto è solo un prototipo costituito da alcuni vistosi anelli colorati da indossare, da sensori che corrono lungo le dita e da cavi che alimentano l'apparecchio e passano i dati raccolti a un semplice elaboratore. L'assunto che sta alla base di Good Morning però è promettente: dal momento che la lingua dei segni si basa sull'articolazione di gesti precisi delle mani e delle dita, posizionare su di esse dei sensori in grado di tracciarne la posizione e il movimento può servire a far capire a un computer i concetti che chi indossa il guanto intende esprimere.

Grazie ai dati raccolti, l'elaboratore — una comune scheda Arduino — ricostruisce in tempo reale una rappresentazione digitale dello scheletro della mano, ottenuta la quale può tradurre in parole i segni prodotti. A questo punto il più è fatto, e le parole ottenute possono essere passate a un sistema di trascrizione o a un sintetizzatore vocale che le pronuncia ad alta voce — il tutto in tempi paragonabili a quelli di una traduzione simultanea.

Costruire il prototipo del dispositivo è costato circa 150 euro, ma i due studenti prevedono che la versione finale possa costarne circa 500. Del resto la strada per arrivare a un prodotto fatto e finito — con fondi ancora da individuare — è in salita: occorre innanzitutto inserire il sistema di anelli, sensori ed elaboratore in un involucro leggero, resistente e possibilmente in grado di funzionare senza fili. Soprattutto però saranno da perfezionare gli algoritmi di traduzione e riproduzione delle parole: il vocabolario dei termini riconosciuti dal sistema va espanso e le voci del motore di sintesi vocale vanno scelte e perfezionate. Nel frattempo, i due stanno lavorando per brevettare la propria idea.

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