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Ecco come lo sporco sullo smartphone può svelare chi sei

I nostri smartphone possono svelare un grande numero di informazioni su di noi anche grazie alla sporcizia che inevitabilmente va ad accumularsi in maniera pressoché invisibile sulla superficie del dispositivo.
A cura di Marco Paretti
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batteri smartphone

Non solo le applicazioni e i messaggi scambiati attraverso i servizi di messaggistica istantanea. I nostri smartphone possono svelare un grande numero di informazioni su di noi anche grazie alla sporcizia che inevitabilmente va ad accumularsi in maniera pressoché invisibile sulla superficie del dispositivo. A dirlo sono alcuni ricercatori della University of California: per scoprire molte informazioni sulla vita del proprietari basta passare un tampone sullo schermo o i tasti dello smartphone. Con questa semplice azione – e gli strumenti giusti per analizzare i dati – è possibile scoprire informazioni come la salute, l'alimentazione, i movimenti ed eventuali prodotti per il corpo utilizzati.

Un approccio che ricorda una puntata di Csi, ma che effettivamente potrebbe aiutare in diversi campi, partendo proprio dalle indagini forensi. Lo smartphone di un sospettato potrebbe, ad esempio, fornire informazioni sui luoghi visitati ed eventuali sostanze con le quali il proprietario è venuto a contatto. Oppure, ancora, durante la cura di un paziente le informazioni offerte dalla sporcizia presente sul touchscreen di uno smartphone potrebbero aiutare a scoprire un malessere la cui causa sembra introvabile. Un approccio che non andrebbe a sostituire le analisi del DNA ma, anzi, a completarle con informazioni che altrimenti sarebbero impossibili da individuare e relative all'ambiente in cui vive una persona.

La ricerca, pubblicata all'interno del Proceedings of the National Academy of Sciences, ha coinvolto 39 persone e i loro smartphone, i quali sono stati analizzati in quattro punti diversi per un totale di circa 500 campioni, in seguito analizzati grazie alla tecnica della spettrometria di massa. I risultati sono poi stati affiancati ad un database di molecole che ha offerto ai ricercatori un quadro piuttosto completo delle abitudini degli acquirenti. Grazie a queste informazioni è possibile definire il sesso di una persona, il colore dei capelli, le abitudini alimentari, i luoghi visitati e la tendenza a bere alcool. “La tecnica è ancora agli inizi, ma è già accurata” spiega Pieter Dorrestein, uno degli autori dello studio. “Diventerà ancora più efficace mano a mano che aggiungeremo nuove molecole al nostro database di riferimento”.

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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