Il mondo tecnologico ha creato diverse parole "universali" che ricorrono quotidianamente in tutto il mondo. Basti pensare a WiFi, USB o social network, ma anche al nome di una delle connessioni più utilizzate degli ultimi decenni: il Bluetooth. In uso fin dall'epoca dei cellulari – insieme agli infrarossi era l'unico metodo di comunicazione gratuito e su corto raggio – la tecnologia è stata inventata da Ericsson nel 1994 proprio come soluzione in grado di mettere in contatto due dispositivi vicini senza dover per forza allineare due porte ottiche o inviarsi un costoso messaggio. Ma vi siete mai chiesti qual è l'origine del nome e del simbolo del Bluetooth?
La nascita dell'iconico termine va ovviamente ricercata nella cultura del paese che ha dato i natali ad Ericsson, cioè la Svezia. È proprio da un termine scandinavo che deriva il nome Bluetooth, la versione anglicizzata di Blåtand/Blåtann, l'epiteto del re della Danimarca e Norvegia Harald "Blåtand" Gormsson (Aroldo I di Danimarca), vissuto tra il 935 e il 985. La scelta non è casuale: la storia narra che il regnante sia riuscito ad unire diverse tribù danesi in lotta tra loro e, secondo la leggenda, ad introdurre il cristianesimo nel paese. L'utilizzo di questo nome fu proposto nel 1997 da Jim Kardach, che al tempo stava sviluppando un sistema che potesse permettere ai cellulari di comunicare con i computer.
L'idea gli era venuta perché nello stesso periodo stava leggendo The Long Ships, un romanzo storico di Frans G. Bengtsson sui vichinghi e su re Harald. Ciò che lo spinse a proporre il nome Bluetooth è proprio il fatto che la connessione aveva come obiettivo quello di unificare tutti i protocolli di comunicazione in un unico standard, proprio come aveva fatto il re con le tribù. Anche per quanto riguarda il simbolo l'origine va ricercata nella cultura nordica: la "B" stilizzata è in realtà l'unione di due rune nordiche (Hagall) e (Berkanan), corrispondenti alle nostre H e B e, di conseguenza, alle iniziali del re scandinavo.