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Evan Williams: il significato della nostra identità online

Evan Williams pubblica un post sul suo blog, dal titolo “Five Easy Pieces of Online Identity”. Una riflessione sulle nostre identità online scaturita dal pensiero dell’ex CEO insieme a Greg Pass.
A cura di Gabriella Conte
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"Online identity is still a messy problem with lots of opportunities".

In una nota dal titolo "Five Easy Pieces of Online Identity" nel suo blog personale, Evan Williams riporta alcune delle sue riflessioni sul concetto ed il significato della nostra identità online.

Insieme al CTO di Twitter Greg Pass, l'ex CEO del social netowork scompone in pezzi, per poi ricomporli in una sorta di puzzle, l'anima digitale che é in ognuno di noi.

Pass e Evans riflettono su quanto il concetto stesso di identità possa mutare in base al dove e al come ci muoviamo nel web, ma soprattutto quanto sia difficile dare una precisa spiegazione del significato di online identity.

Per cercare di chiarire quale possa essere il senso dell'identità online, Evans la scompone e ne presenta i cinque pezzi di cui sarebbe composta, facendo una sorta di interessante comparazione fra mondo offline e online e presentandoci alcune domande e parole chiavi.

Ecco quali sarebbero i five pieces:

  • L'autenticazione."Do you have permission?" E' questa la domanda alla quale ogni anima deve rispondere, per farsi riconoscere, nel mondo digitale così come in quello "reale". Ogni identity ha bisogno delle sue chiavi d'accesso o della sua carta d'identità.
  • La rappresentanza. Così come nella nostra quotidianità offline, la nostra business card, o anche semplicemente i nostri abiti (come ricorda Evans), dicono agli altri chi siamo. Uno degli esempi migliori di rappresentanza di se stessi sul web é Linkedin o About.me.
  • La Comunicazione. Il web 2.0, con le sue caselle di posta, i social network (come Twitter e Facebook) offrono all'anima digitale una risposta alla domanda "How do I reach you?". Raggiungibili ovunque, con ogni mezzo e in ogni dove, l'user online ha trovato un mezzo equivalente al numero di telefono per comunicare e dire qualcosa di sé.
  • Personalizzazione. E' questo uno degli ultimi steps che consentono all'anima digitale di farsi riconoscere, autenticare e inserire nella rete globale. La domanda alla quale tutti devono saper dare una risposta é "What do you prefer?" e ogni servizio digitale é, ormai, modellato sulle esigenze e le preferenze dell'internauta. Diventa sempre più uno dei pezzi fondamentali dell'anima digitale: pensate, per esempio, a Google o Facebook Connect che consentono di collegare il proprio account ai siti web visitati (o a Youtube, nel caso di BigG) e di personalizzare, così, la nostra navigazione in rete.
  • Reputazione. "How do others regard you?" Come ti vedono gli altri, ecco quale sarebbe uno dei five pieces dell'identità web 2.0. Anche se la reputazione, nel mondo offline, é legata alla nostra immagine e influenza tutte le nostre decisioni, secondo l'ex CEO, però, questa sarebbe la conditio meno sviluppata dell'anima digitale. Per Williams, l'esempio perfetto di chi ha reso la reputation un fattore importante della propria identità é il sito eBay. Eppure, nessuno, secondo l'ex CEO, non ci sarebbe una prova tangibile della reputazione nel mondo online, ancor meno di quello (chiamiamolo così) reale.

Sembra quasi che le tradizionali teorie sociologiche sulla molteplicità dei ruoli, l'identità sociale (e molto altro) trovino spazio anche nel mondo digitale. Online e offline diventano speculari? Identità multiple, singole, riconoscibili, distinguibili… A messy problem per davvero, che traccia significati diversi per le anime digitali, a seconda degli spazi e dei modi con cui agiscono.

Per esempio, Facebook é un social netowrk che, secondo molti, non fa altro che persuadere ed indurre l'utente ad utilizzare un'unica identità per comunicare con gli altri e rappresentare se stesso, la propria immagine. Il Buzz si Google, invece, é un servizio di microblogging e social network implementato in una chat (Gmail) che consente di creare degli stili diversi di comunicazione con i propri contatti.

Entrambe i servizi sembrano somigliarsi, eppure l'identità online ricerca qualcosa di diverso in Facebook e nel Buzz di Gmail, fra la propria rete di amicizie e quella di contatti lavorativi e personali.

Al termine del suo post Williams scrive: "I don't think identity will be "owned," per se—at least not on the open Internet. As we transition to a mobile-dominated Internet (and a more closed one), things are going to play out much differently, however. (I have another post in mind about that.)".

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