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FaceApp e privacy: tutto quello che devi sapere sull’app che ti invecchia

Molte delle preoccupazioni a tema privacy riemerse intorno a FaceApp in questi giorni sono infondate: il software ad esempio non invia online l’intero rullino fotografico degli utenti e le foto non vengono stoccate su server russi, anche se i termini di utilizzo dell’app sono decisamente vaghi.
A cura di Lorenzo Longhitano
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Non è la prima volta che l'app di fotoritocco automatico FaceApp finisce sotto i riflettori: le sue prodezze le erano già valse l'attenzione di migliaia di appassionati di selfie già mesi fa, ma l'ultimo filtro che invecchia i soggetti ritratti funziona talmente bene da aver fatto ridiventare virale il software in pochi giorni. Insieme all'attenzione da parte del pubblico però stanno tornando a crescere le preoccupazioni a tema privacy che hanno da sempre contraddistinto il software, per più motivi, primo tra tutti il fatto che le foto vengono non vengono elaborate sui telefoni ma spedite su server lontani.

In effetti FaceApp non utilizza la potenza di calcolo dei telefoni per effettuare le sue modifiche, ma preferisce inviare le immagini online e lasciare che siano i suoi server a fare il lavoro per poi rispedire il risultato allo smartphone. Non si tratta di un comportamento particolarmente lodevole — soprattutto perché non viene anticipato agli utenti — ma FaceApp non è l'unico software che agisce in questo modo (l'app di fotoritocco Prisma ha fatto per molto tempo la stessa cosa).

Le foto si possono rimuovere

Soprattutto però non esiste ancora alcuna prova del fatto che l'app spedisca in cloud gli interi rullini fotografici degli utenti, come era stato ipotizzato in questi giorni: gli sviluppatori l'hanno negato esplicitamente e chi ha effettuato analisi dei dati in uscita dal proprio smartphone ha potuto confermare la loro tesi. Stando a FaceApp le foto caricate rimangono sui suoi server per 48 ore e dopo quel lasso di tempo vengono cancellate automaticamente. Chiunque volesse può comunque inviare una richiesta di rimozione delle foto dalla banca dati utilizzando la funzione di segnalazione dei bug e mettendo la parola "privacy" come oggetto della comunicazione.

I server non sono in Russia

Per quel che riguarda il fatto che FaceApp sia sviluppata da un'azienda di origine russa (un'altra preoccupazione che in tempi di russiagate sembra avere particolare presa sul pubblico), gli sviluppatori hanno precisato che i server sui quali avvengono le operazioni di stoccaggio sono di Amazon e Google, non risiedono in Russia e che i dati non entrano mai nei confini nazionali del Paese.

Resta il problema di cosa possa fare FaceApp con le foto acquisite. Oltre ad aver assicurato la cancellazione in 48 ore, gli sviluppatori hanno anche affermato di non voler vendere immagini e dati a enti terzi, ma da questo punto di vista i termini di utilizzo dell'app dicono tutt'altro: usando il software si concede infatti all'azienda che l'ha creato il diritto "perpetuo, irrevocabile, globale e trasferibile" a "utilizzare, riprodurre, modificare, adattare, pubblicare" le immagini inviategli e a farci molto altro ancora, come ad esempio addestrare reti neurali a operare modifiche ancora migliori alle foto.

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