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Facebook acquisisce una startup made in italy, che l’Italia ha snobbato

L’ azienda di mark Zuckerberg acquisisce una startup londinese fondata da un docente di origini siciliane per eliminare i bug all’ interno del suo social network.
A cura di Daniele Cretella
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Per la sua sicurezza, Facebook si affida alla startup di un siciliano a Londra. Di storie riguardanti giovani talenti italiani che hanno raggiunto il successo internazionale soltanto dopo essere emigrati all' estero, purtroppo, ne sono piene le pagine dei giornali. Non è certo una novità che gli irrisori fondi destinati alla ricerca all' interno delle strutture del Bel Paese non siano in grado di garantire quell' evoluzione tecnico scientifica che paradossalmente sembra essere innata in alcune giovani menti italiane costrette a fuggire per vedere realizzate le proprie intuizioni.

Tra le tante storie che si accavallano giorno dopo giorno, c'è quella di Dino Distefano, oggi quarantenne e docente presso la Queen Mary University di Londra, che dopo la laurea in Italia non era riuscito a trovare posto per esprimere il suo potenziale. La passione di Distefano per la tecnologia, unita a quella di due colleghi (uno italiano e l' altro coreano), aveva dato vita alcuni mesi fa ad una delle startup londinesi più interessanti del mercato, la Monoidics che, con il suo software di debugging, era riuscita ad attirare l' attenzione di alcune delle più importanti aziende internazionali (Airbus e Mitsubishi tanto per citarne qualcuna), finché non ha bussato alla porta lo startupper per eccellenza: Mark Zuckerberg.

Il CEO di Facebook, infatti, è rimasto così affascinato dalle potenzialità dei prodotti di Monoidics (in particolare il debugger Infer) che nelle scorse ore ha proceduto senza batter ciglio alla sua acquisizione, lasciando i tre fondatori ampio margine di manovra nella sede londinese del più famoso social netowrk. Nessuna informazione è trapelata in merito alle cifre dell' accordo, mentre pare che l' utilizzo principale dell' ormai ex software italo-britannico sia destinato a scovare i bug all' interno delle app portatili di Facebook, da sempre una dei fardelli dell' azienda. Insomma, l' ennesima storia a lieto, ma anche l' ennesima occasione persa per l' Italia.

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