Da anni alcuni utenti sostengono che Facebook ascolti tutte le discussioni attraverso il microfono degli smartphone, proponendo poi messaggi pubblicitari basati proprio su questa sorta di "spionaggio". Un'eventualità che, come abbiamo spiegato in passato, rappresenta più una leggenda metropolitana che altro: non è il social a spiarci attraverso il microfono, ma piuttosto la dimostrazione che attraverso i suoi strumenti (legali) Facebook può "controllarci" ben oltre il semplice portale. Ora, però, arriva un'accusa ancora più dura: Facebook leggerebbe anche i nostri SMS e ascolterebbe le telefonate effettuate con lo smartphone.
Lo afferma la Six4Three, un'azienda che con la creatura di Zuckerberg è da tempo in guerra. Oggi di fatto l'azienda non è più in attività, ma nel 2015 si è scagliata contro Facebook accusandolo di averla danneggiata fortemente con la decisione di impedire alle aziende di accedere anche ai dati di tutta la cerchia di amicizie di chi utilizzava un servizio sul social network. Lo stesso cambiamento che di fatto ha fermato la raccolta dati di Aleksandr Kogan, il ricercatore che li ha poi venduti a Cambridge Analytica. Prima della decisione, Six4Three aveva investito 250.000 dollari nello sviluppo dell'applicazione Pikinis, un servizio che cercava le foto in bikini pubblicate dalle proprie amiche su Facebook.
Ora l'azienda è tornata nuovamente alla carica con un'ulteriore accusa, cioè quella secondo la quale la creatura di Zuckerberg ascolterebbe le chiamate degli utenti. "È la sesta volta che Six4Three si presenta in tribunale con delle accuse” ha spiegato Facebook. “Queste accuse sono senza senso e mirano solo ad avere dalla corte il diritto di accedere di nuovo ai dati personali delle persone”. Ma la Six4Three proseguendo le accuse: "Le prove scoperte dalla querelante dimostrano che lo scandalo di Cambridge Analytica non era il risultato di mera negligenza da parte di Facebook, ma piuttosto la diretta conseguenza dello schema malevolo e fraudolento progettato da Zuckerberg nel 2012 per coprire la sua incapacità di anticipare la transizione del mondo del PC a quello degli smartphone" si legge nei documenti depositati in tribunale. Un'accusa che suona eccessiva anche in virtù delle dichiarazioni di Sandy Parakilas, ex dirigente di Facebook e responsabile della privacy dal 2011 al 2012, che in un'intervista aveva spiegato come il social pensasse più alla crescita che alla sicurezza degli utenti. Ma da qui a spiare le telefonate degli utenti c'è una bella differenza.