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Facebook denunciato per 1 miliardo di dollari

Zuckerberg é stato citato in giudizio per non aver rimosso abbastanza velocemente una pagina che inneggiava alla violenza.
A cura di Gabriella Conte
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"Anche se Facebook ha contribuito a realizzare opere di bene, può, come in questo caso,essere utilizzato per promuovere il male e scopi nefandi".

A parlare é Larry Klayman, un attivista americano nonché fondatore del gruppo legale Freedom Watch.

L'attivista si scaglia contro Facebook per aver ritardato i tempi della rimozione della pagina "Third Palestinian Intifada", che non ha fatto altro che portare sul web un astio perpetrato nel tempo fra Palestinesi ed Ebrei. La pagina é riuscita a raggiungere i 3.400 fan ed inneggiava alla rivolta del popolo palestinese contro quello ebraico, auspicando ad una terza Intifada (che in ebraico significa rivolta) il 15 maggio, giorno della commemorazione della Nakba (in arabo vuol dire catastrofe), durante la quale ci fu l'estromissione di moltissimi arabi della Palestina dai confini dello Stato d'Israele.

Klayman (lui stesso di origine ebraica) non ha tollerato l'inneggiamento alla violenza dei contenuti del gruppo e ha, quindi, citato in giudizio Facebook ed il suo fondatore per ben 1 milione di dollari, a causa della loro lentezza nel provvedere a rimuovere la pagina in questione. Continua, infatti, affermando che:

"Gli imputati Zuckerberg e Facebook, nella loro azione insensibile e ingorda, hanno volontariamente mantenuto la pagina attiva per diversi giorni causando ingenti danni, per cui devono essere ritenuti responsabili in modo da evitare che cose del genere non si ripetano più".

Per adesso, Facebook replica all'accaduto dicendo che la pagina in questione, "La Terza Intifada Palestinese" (nonostante il termine utilizzato in passato sia stato ricollegato ad atti di violenza), era stata promossa come una protesta pacifica. Quando, però, i fan sono aumentati e, con essi, i commenti violenti, ci sarebbe stato un intervento più decisivo degli amministratori. Dopo vari avvertimenti a questi ultimi, riguardanti post particolarmente aggressivi, Facebook avrebbe poi rimosso la pagina.

Con l'accaduto, Facebook ha ribadito, però, la propria politica di base: "Noi continuiamo a credere che le persone dovrebbe essere in grado di esprimere le proprie opinioni e, generalmente, eliminiamo sempre qualsiasi contenuto contro idee, paesi, religioni o etnie".

Klayman, intanto, ha presentato la causa a Washington, "in modo da evitare che cose del genere non si ripetano più".

Provate, però, a controllare su Facebook se ci sono cloni del gruppo "Third Palestinian Intifada"!

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