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Facebook ha censurato una notizia: secondo l’algoritmo era un messaggio politico

L’algoritmo di Facebook non sempre è preciso, e questo è un dato di fatto. Ma quello che viene segnalato da Reveal, agenzia di giornalismo investigativo, è uno dei tanti casi di errata valutazione da parte di Facebook, al punto da alterare, e quindi rendere non visibile, il contenuto. Come è accaduto all’agenzia di giornalismo investigativo Reveal.
A cura di Francesco Russo
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facebook giornalismo politica

L'algoritmo di Facebook non sempre è preciso e questo è un dato di fatto. Ma quello che viene segnalato da Reveal, agenzia di giornalismo investigativo, è uno dei tanti casi di errata valutazione da parte di Facebook, al punto da alterare, e quindi rendere non visibile, il contenuto. L'agenzia in questione segnala che Facebook ha bollato come politico un contenuto che era meramente giornalistico. Reveal nei giorni scorsi aveva trattato in un articolo il caso dei bambini messicani allontanati al confine dalle proprie famiglie e poi sedati, visto il grande riscontro ottenuto l'agenzia ritiene di "sponsorizzare" l'articolo, cioè pagare Facebook per ottenere maggiore visibilità. La risposta dell'algoritmo che ha bloccato la sponsorizzazione del contenuto è stata negativa, bollando il contenuto come "politico". I media americani hanno dato risalto all'accaduto come il New York Times e come ProPublica che ha raccontato la storia segnalando altri episodi analoghi più eclatanti.

Facebook nel mese di maggio ha aggiornato la sua policy dove, riassumendo, specificava che non sarebbe stato possibile "sponsorizzare" contenuti politici, se non rivelando l'origine dei finanziamenti e avendo un account verificato da Facebook. Ed è proprio rispetto a questa nuova policy che Reveal, agenzia di giornalismo investigativo, ha denunciato l'accaduto, quando si è vista bollare come politico un contenuto che era solo giornalistico. L'agenzia ha anche inviato un tweet a Facebook aggiungendo il link dell'articolo di ProPublica che raccontava l'episodio, segnalandone poi altri.

Il sito di informazione politica segnala casi anche opposti, cioè di contenuti politici sponsorizzati, condivisi da account non verificati e pubblicati da Facebook. L'esempio è quello di "Yes on Measure M" che il 5 giugno scorso ha pubblicato un contenuto politico, invitando appunto gli utenti ad esprimersi su delle elezioni locali. Contenuto condiviso da un account non verificato e pubblicato come "sponsorizzato", superando senza problemi tutta la macchina operativa che Facebook ha approntato in seguito alle polemiche e ai tanti casi sollevati in seguito all'elezione di Donald Trump.

Mike Isaac, reporter del New York Times ha voluto evidenziare come il suo CEO, Mark Thompson, da giorni sta denunciando questi fatti. "Gli strumenti che Facebook ha approntato in realtà stanno oscurando il giornalismo reale, mentre pagine come InfoWars (già al centro dello scandalo Russiagate, n.d.r.) non vengono assolutamente toccate", scrive Isaac in un suo tweet.

Facebook su quanto accaduto a Reveal, e sugli altri episodi segnalati, ha semplicemente ribadito la sua nuova policy ma non ha spiegato il come sia stato possibile. È evidente che ci sia il bisogno di un intervento di miglioramento di lettura da parte dell'algoritmo, altrimenti si rischia di alterare gli eventi. E sappiamo che questo è già successo.

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